Home EXTRA #MYSONG #MySong: “Chicago”, Sufjan Stevens

#MySong: “Chicago”, Sufjan Stevens

Chicago
Sufjan Stevens
“Illinois”, 2005

Sufjan guida un furgoncino scassato. È un ragazzo di trent’anni. Sgomma via lasciandosi dietro un’infanzia senza radici, dei genitori depressi, altri, adottivi, fragili, e poi il peso insostenibile di dottrine spirituali inculcategli come quei pilloloni di placebo a base di erbe di campo. Sufjan parte, molla tutto. Cerca la libertà, anzi cerca qualsiasi cosa. E l’America offre strade, spazi, errori, sogni e quel qualsiasi cosa. Quando arriva a Chicago (nel disco e in realtà) sente di raggiungere uno strano crocevia: i percorsi, i marciapiedi, i parchi, i luoghi sono il trionfo del sogno. Sufjan è un Big Fish tra le highway dell’Illinois. E campanelli e violini e campane e cori… “Mi sono innamorato di nuovo, ho dormito nei parcheggi, venduto i vestiti, se piangevo era per la libertà”. Un uomo può rinascere a trent’anni? Un uomo può piangere da adulto? “Tutte le cose vanno − sussurra Sufjan mentre si stiracchia nell’abitacolo del suo furgoncino − tutte le cose vanno, per ricrearci”.