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#MySong: “Cow”, Sparklehorse

Cow
Sparklehorse
“Vivadixiesubmarinetransmissionplot”, 1995

Tutto è immobile, alle volte, quando guardi di fuori. Dall’inquadratura della finestra si vede il cofano di un’auto, il muro increspato di un palazzo, un pezzo di cielo azzurro, un altro di un’aiuola tremendamente normale. Tutto è immobile. C’è un caldo torrido e il caldo è un fastidio insopportabile per chi ha problemi di droga. È un prurito insistente. Un tarlo. Mark Linkous cerca rifugio, cerca sollievo. La realtà non l’aiuta per nulla perché è immobile e asettica, lì, fuori dalla sua finestra. E allora compie l’unico gesto che gli permette di andare avanti almeno per un altro pomeriggio: evade. Evade come un galeotto da quella realtà. E lo fa con la sua chitarra sbilenca, con la sua voce annacquata come caffè americano raffreddato. E con questo testo: “Santo di chiatte / regina delle unghie / set di tamburi scintillanti / omicidi di corvi / denti di metallo di caroselli / sigari illuminanti/ sedie elettriche / gli edifici sono torri/ la natura è un vizio / sonaglio di diesel / i serpenti si mangiano le loro code / bella ragazza mungendo una mucca / Oh Yeah”.