Home INTERVISTE Giorgio Canali – “Politica e musica, musica è politica”

Giorgio Canali – “Politica e musica, musica è politica”

31-05-07: Giorgio è Giorgio, non c’è nulla da fare, non lo si può non amare. A Roma, poi, durante il suo ultimo concerto con i Rossofuoco al Circolo Degli Artisti, qualcuno gli ha pure urlato: “Giorgino santo Subito!”. Ed arrivato al quarto album della serie, Canali è ancora più incazzato di prima, con una rabbia ben indirizzata e precisa. “Tutti Contro Tutti” è questo: l’invettiva di Canali contro certa sporcizia sociale. Il Cibicida l’ha incontrato a Roma per una chiacchierata in cui Giorgio parla di tutto: la Chiesa, la vecchiaia, la chitarra, i Gun Club e, finale col botto, un’opinione sul clamoroso “dietro-front” di Giovanni Lindo Ferretti…

Domanda: Ciao Giorgio, bentornato alle interviste de Il Cibicida…
Giorgio: Ciao a te! Bello quel sito lì, è ben organizzato e te lo dico senza fare il paraculo. Giuro!

Domanda: Dunque nuovo disco. Esordisci stavolta con una canzone che parla di rabbia (“Verità, la verità”), in passato c’era stato il precipizio (“Precipito”) e prima ancora la fine (“Questa è la fine”). Quale sarà il prossimo passo e sarà un po’ più ottimista?
Giorgio: Beh, l’ho promesso quasi alla fine di questo album: la prossima volta sarò un po’ più ottimista. Anche se sarà difficile riuscire a essere coerente con queste promesse che poi le promesse sono fatte per non essere mantenute (ride, ndr). Il prossimo passo, comunque, penso sarà la vecchiaia, sono arrivato proprio alla soglia dei cinquanta, è molto molto dura stare sul palco a questa età e fare della musica elettrica che sfondi orecchie e anche occhi…

Domanda: Non starai mica parlando di ritiro?!?
Giorgio: No no no, assolutamente no! Magari però il prossimo album sarà un po’ più calmo. Anche se ormai è il quarto album che prometto sarà più calmo…

Domanda: “Tutti Contro Tutti” è il vostro disco più compatto?
Giorgio: Beh, gli ultimi due album secondo me sono molto compatti perchè scritti con quattro cervelli, quattro cuori, quattro mani e anche quattro piedi. In realtà, questo disco era pronto, a livello musicale, già due anni fa. Poi ho avuto una specie di buco nero in testa, qualcosa che mi diceva: “basta hai gia detto tutto, non c’è più nient’altro da dire”. Ero lì lì per dirottarmi verso un disco con testi presi in prestito o magari solo musicale, poi a un certo punto nel novembre dell’anno scorso, così come per magia, s’è tutto sbloccato, anche in seguito a un storia piuttosto triste che è successa a Ferrara e che m’ha dato lo stimolo a tirare fuori la rabbia giusta. Parlo del caso di Federico Aldovrandi: sul net se ne parla molto per fortuna, nei media ufficiali invece per 4-5 mesi buoni s’è cercato di raccontare una versione diversa. I giornali locali, il “Carlino”, la “Nuova Ferrara”, mi avevano fatto credere che si trattava di una delle tante storielline strane tra spacciatore e cliente, di piccoli drogatelli di provincia. Fino a che un giorno mi hanno detto che la mamma di Federico su internet stava facendo un casino. Lei aveva aperto questo blog e la cosa è arrivata in alto, ma in alto ormai la giustizia è amministrata solo da “Chi la visto?” o “Striscia la notizia”. L’unica consolazione è che i quattro poliziotti che hanno messo fine alla vita di Federico subiranno un processo, vedremo quello che succede, ma sono scettico…

Domanda: Ritornando al disco, hai deciso di tradurre in italiano “Coule la vie” del tuo album italo-francese “Che Fine ha Fatto Lazlotoz?”. Quanto è cambiata la Francia da quando ci vivevi tu?
Giorgio: Lo ha gia detto Berlusconi: è la Francia che si sta globalizzando. C’è un grosso processo di appiattimento culturale in atto, una specie di purè senza più frontiere. Tra cinquant’anni, forse, l’orgoglio nazionale si ridurrà ad un semplice campanilismo.

Domanda: Come mai hai scelto il bolero per rappresentare la danza del potere?
Giorgio: E’ una cosa vecchia che viene dalla mia formazione classica ma anche dal cartone animato “Allegro ma non troppo” di Bruno Bozzetto degli anni ‘70. Era una suite di pezzi musicali classici portati sullo schermo con dei disegni animati a tema. E il bolero di Ravel aveva questa specie di marcia che schiacciava tutto con un climax inesorabile… cosa meglio per rappresentare il potere?

Domanda: A proposito di potere, in “Non dormi” parli di religione. L’Italia è tenuta sotto scacco dalla Chiesa?
Giorgio: Beh, vedi, già qua le frontiere non c’entrano più; la Francia non lo è in scacco, la Germania neppure, la Svizzera non lo è, a parte le guardie svizzere. Purtroppo lo sono solo Roma e l’Italia in generale.

Domanda: Beppe Grillo dice sempre nei suoi show: “perché devo essere io, un comico, a parlare di certi argomenti delicati?”. Condividi per il tuo caso?
Giorgio: No, facendo musica penso sia quasi impossibile non parlare di certe cose, a meno che tu sia un esteta e basta. Non fare entrare la vita che ti circonda dentro la tua musica mi pare impossibile.

Domanda: ..in Italia però, ci sono molti esteti…
Giorgio: E’ vero c’è una forma di snobismo, io però sono nato in un periodo in cui la politica e la musica viaggiavano di pari passo. Qualsiasi forma di espressione è una forma di attività politica e morale, se non lo è vale di meno. Un paesaggio dipinto non mi dice un cazzo, “Guernika” di Picasso tanto, tantissimo.

Domanda: “Forza Etna vai col liscio meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”, spiegaci questo verso di “Canzone della tolleranza e dell’amore universale”…
Giorgio: Beh, “forza Etna” era scritto sui muri in Veneto, quando l’Etna cominciò ad eruttare in maniera preoccupante. Adesso sui muri in Veneto trovi anche “forza Vesuvio”. C’è questa specie di “tutti contro tutti”, appunto. Tanti piccoli eserciti, tanti piccoli partiti, scapoli contro ammogliati, in qualche modo prendi sempre una posizione, negli ultimi venti anni questa divisione sta assumendo livelli imbarazzanti e preoccupanti.

Domanda: La chitarra, che rapporto hai oggi con lo strumento?
Giorgio: Non lo so, la chitarra è un po’ un ripiego, è la cosa che s’impara a diciassette anni e anche per me lo è stato. Mi sarebbe piaciuto suonare il pianoforte, la batteria, ma non ci riesco. La chitarra è ancora la cosa più facile che NON riesco a suonare perchè onestamente la maggior parte dei chitarristi che lasciano musica nei solchi dei cd sono migliori di me sia tecnicamente che come approccio. Io mi sono inventato uno stile, facendo fare fischi assurdi alle chitarre perché, essendo ignorante dal punto di vista della tecnica, riuscivo a supplire con questi esperimenti. E poi ti giuro, quello che mi interessa attualmente è solo accompagnarmi musicalmente quando dico le mie stronzate (ride, ndr).

Domanda: Raccontaci la storia d’amore tra te e i Gun Club…
Giorgio: I Gun Club sono tra i miei gruppi favoriti, non c’è niente da fare, è come dire: “mi racconti della storia d’amore tra te ed Elvis?”. La mia è una passione immutata nel tempo, quando sento le chitarrine andare giù in basso, il piattino tintinnare e Jeffrey (Lee Pierce, ndr) ululare le sue robe, è una cosa che mi fa venire la pelle d’oca. Band con questo tipo d’approccio mi fanno impazzire, non ultimi i Noir Desir che erano considerati molto vicini ai Gun Club. Anzi posso dire che l’amore per i Gun Club è cresciuto in maniera esponenziale col mio incontro con i Noir Desir. Una passione simile ce l’ho per gli Afghan Whigs.

Domanda: L’ultimo argomento è quello dedicato ai PGR. Avete già buttato giù qualcosa per il prossimo album?
Giorgio: Abbiamo deciso di fare un album molto più tranquillo di “D’anime e D’animali”, qualcosa che probabilmente sarà più vicino come spirito a “Linea Gotica” e “Ko De Mondo”, insomma una roba molto intima, intimista e soffusa. Secondo me abbiamo un po’ calcato la mano col disco precedente, andandoci giù pesanti con l’elettrico; ora c’è bisogno di qualcosa di più calmo per chiudere il ciclo PGR, perchè probabilmente sarà l’ultimo album con quella sigla. Siamo rimasti sempre in meno, io Gianni (Maroccolo, ndr) e Giovanni (Ferretti, ndr); io e Gianni stiamo scrivendo ognuno in un suo angolino degli spunti, ce li passiamo e poi alla fine una volta che Giovanni ci ha messo su le parole vediamo come chiudere le canzoni.

Domanda: E chiudiamo col botto…
Giorgio: Si, già lo so cosa mi vuoi domandare…

Domanda: E come lo sai?
Giorgio: Ti ho spiato il foglietto con le domande… (ridiamo, ndr)

Domanda: Beh, fammela articolare lo stesso però: hai parlato con Ferretti dopo la sua intervista rilasciata a Giuliano Ferrara nella trasmissione “8½”?
Giorgio: Si ne abbiamo parlato, quello che Giovanni ha detto io lo so da venti anni, siete voi che vi fate distrarre dal buco nero dei suoi occhi…

* Foto a cura di Francesca Mereu

A cura di Riccardo Marra