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Grant Nicholas: «Voglio che il pubblico si senta parte integrante del mio show»

grantnicholasintervistaPer il leader di una band, quando giunge il fatidico momento della pubblicazione di un album solista, è sempre complicato sfornare un lavoro convincente: il rischio di una copia scialba e insipida dei dischi del gruppo in questione è sempre dietro l’angolo. Grant Nicholas, da 22 anni voce ed anima dei Feeder (band che nel Regno Unito è un’autentica istituzione e che in Italia ha aperto i concerti di U2, Rolling Stones e R.E.M.), passa invece l’esame a pieni voti. Il suo album – l’ottimo “Yorktown Heights” – giocoforza presenta sonorità molto più soft rispetto ai dischi dei Feeder, ma vive brillantemente di luce propria. Senza le canoniche sonorità rock è molto più complicato non annoiare lo spettatore: in tal caso, l’unico modo per superare la prova è scrivere grandi canzoni, che fortunatamente in questo disco non mancano (Tall Trees e Vampires su tutte). Appena terminato il suo tour britannico (che ha fatto registrare svariati sold out), Grant ha gentilmente risposto alle domande de Il Cibicida, regalando anche qualche speranza per una futura data italiana.

Come era facile immaginare, le canzoni di “Yorktown Eights” sono più intime rispetto alla maggior parte di quelle presenti negli album dei Feeder, soprattutto gli ultimi tre. A quando risale la creazione dei tuoi brani solisti e con quale criterio hai deciso che erano più adatti per un disco a nome Grant Nicholas?
L’ho scritto in diciotto mesi a varie riprese. E ‘stato registrato e scritto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dalle sessioni di registrazione ho tenuto da parte alcune canzoni che ho ritenuto fossero più adatte per i Feeder.

Mi è piaciuto molto l’artwork dell’album. Puoi dirci qualcosa di più a riguardo?
E’ stato disegnato da mia figlia di nove anni. Una notte ha fatto uno schizzo che mi è piaciuto molto, così sono riuscito a farle disegnare un’immagine per ogni canzone dell’album, dopo averle dato qualche idea riguardo gli argomenti delle canzoni e ciò che rappresentavano per me. Amo il modo in cui i bambini disegnano. La copertina originaria dell’album era una foto scattata a New York che avevo nel mio iPhone, ma sentivo che il disegno avrebbe funzionato molto meglio, ritenendolo più appropriato per un disco solista.

Sei reduce da un tour breve ma di grande successo. Mi è piaciuta molto la scelta della cover di Tom Petty, “Learning To Fly”, appropriata e nello stile dei tuoi live, mentre non hai eseguito brani dei Feeder e la scelta mi trova d’accordo. Come hai vissuto questo tour solista rispetto a quelli con la band?
E’ stato un tour davvero divertente e ne sto progettando un altro nel Regno Unito e in Europa all’inizio del prossimo anno, per fare in modo che si parli del disco. Il tour ha avuto un’atmosfera da band che mi è piaciuta molto, anche se si tratta di un album solista. Ho voluto che il pubblico si sentisse parte integrante dello show e che ci fosse una buona atmosfera, un’alchimia vera e propria. Si tratta di un suono e di una dinamica molto diversi rispetto a ciò che generalmente faccio con i Feeder, ma mi sto godendo l’esperienza. Sono un grande fan di artisti come Tom Petty: lui mi ha influenzato per molti anni, anche nella scrittura di alcune canzoni dei Feeder. Ho voluto mantenere questo tour separato dalle canzoni dei Feeder perchè volevo mostrare la mia fiducia in “Yorktown Heights” e fare tesoro di quest’esperienza per la prossima volta che mi riunirò alla band. In fondo i Feeder sono costituiti solo da me e Taka (Hirose ,bassista della band, ndr), ma io lavoro e penso in modo molto diverso.

Come vedi l’attuale situazione musicale britannica? L’impressione è che i media specializzati abbiano esacerbato la tendenza a gonfiare le aspettative riguardo qualche band esordiente, la cosiddetta “next big thing”, con risultati a volte imbarazzanti.
E’ dura, perchè la gente non compra più gli album come una volta. L’attività live è un settore in salute, soprattutto per le band più grandi, e ci sono vari artisti di talento in giro. E’ molto difficile però per i nuovi artisti e per le band emergenti affermarsi nella scena, a meno che non siano molto fortunati. Spero che la parte “fisica” del business musicale si riprenda di nuovo, il vinile sta tornando ad essere venduto in modo discreto e ciò rappresenta un segnale incoraggiante. Il download e lo streaming sono stati un fattore chiave nei cambiamenti dell’industria musicale.

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.