Home INTERVISTE Massimo Zamboni – “I CCCP erano istruzioni per vivere”

Massimo Zamboni – “I CCCP erano istruzioni per vivere”

Agosto 2008: Ha fatto uno strano effetto vedere Massimo Zamboni presentare le ristampe dei CCCP assieme ad Annarella Giudici e Danilo Fatur la scorsa primavera. Strano sì, perché da quegli anni ne è passato di tempo. Dopo ci furono i CSI, “Linea Gotica”, la presa di coscienza della fine di un’epoca politica, la guerra in Jugoslavia con la faccia dell’Europa che cambiò definitivamente. E ci fu lo scioglimento del Consorzio ed il grande freddo tra Zamboni e gli ex amici (Ferretti, Canali, Maroccolo, Di Marco) che nel frattempo avevano formato i PGR. Gli ultimi dieci anni per Massimo Zamboni poi sono stati di grande lavoro: tre libri, una decina di colonne sonore, due dischi e diverse apparizioni live. Fino ad oggi col nuovo progetto multimediale “L’inerme è l’imbattibile”: cd, dvd, libro per parlare dell’inermità (in scia col disco “Sorella Sconfitta” del 2004), della Bosnia dieci anni dopo, dove Massimo è tornato “con occhi di padre e non più con occhi di figlio”. Il Cibicida ha intervistato uno dei musicisti più importanti del rock italiano, un pezzo di storia. Buona lettura.

Domanda: Massimo, partiamo con il tuo ultimo tassello: “L’inerme è l’imbattibile”. Come nasce il progetto?
Massimo: “L’Inerme” è un percorso che viene da lontano, forse le prime istanze erano già nelle spore di CCCP e sicuramente i CSI hanno approfondito il discorso. La svolta “vera” nasce da un percorso personale cominciato con l’album “Sorella Sconfitta” e il libro “Il Mio Primo Dopoguerra”, indagando le ragioni e i modi della sconfitta e dell’inermità, forse unici veri punti di contatto tra gli uomini.

Domanda: Cd+dvd+libro per un’opera multimediale. Sembra “inevitabile” dopo l’irruzione di internet…
Massimo: Inevitabile forse no, non certo per moda o per accomodamento verso le tendenze attuali… per poter esprimere compiutamente e senza colpe un progetto così complesso, avevo bisogno di supporti e registri molto distanti tra loro: e così, un libro, un cd, un dvd, che NON dicono necessariamente le stesse cose.

Domanda: A proposito di multicanale. Hai scritto diversi libri, hai segnato una delle pagine musicali italiane più prestigiose degli ultimi anni, hai prestato le tue musiche al cinema. Hai in serbo incursioni in qualche altra forma di espressione (magari la regia)?
Massimo: Certo la regia forse è in grado di comprendere assieme tutte le altre discipline; è una grossa tentazione, ma temo – capacità espressive a parte – che il cinema viva di tempi troppo lunghi per le mie ansie. Ma maturando, chissà…

Domanda: Sei tornato in Bosnia dieci anni dopo l’ultima volta. Che aria vi hai respirato?
Massimo: La Bosnia è il territorio della nostra rimozione, e questo si respira e si taglia con il coltello. Una gran voglia di ripartire, poche direzioni da seguire, un abbandono colpevole da parte nostra. Qualcuno sta affilando scopertamente nuove lame… si potrà dire questo?

Domanda: Domanda allacciata alla precedente: il documentario “Il tuffo della rondine” si potrebbe considerare come una sorta di chiusura del cerchio della tua esperienza come CSI?
Massimo: Direi di no, benché certamente prenda le mosse dai concerti dei CSI a Mostar, le istanze che contiene sono lontane anni luce dall’anima più nera dei CSI.

Domanda: A maggio hai presentato la ristampa dei lavori dei CCCP. C’è il rischio che le nuove generazioni possano essere troppo lontane da ciò che era il vostro progetto?
Massimo: Certo, sono lontane, ma non è un rischio, né per noi né per loro… In ogni caso, c’è una forte affettività e curiosità verso i CCCP, questo è davvero un piacere che si rinnova.

Domanda: Una domanda secca: cosa erano i CCCP?
Massimo: La scommessa di poter vivere partendo da noi stessi, dal nostro mondo, intimo e geografico assieme, dalle passioni e dai moti della nostra epoca. I CCCP erano “istruzioni per vivere” per ognuno di noi, e questo approccio è un tesoro che ancora muove la mia vita attuale.

Domanda: Di recente hai condiviso il palco del Circolo Degli Artisti di Roma con Giorgio Canali. Avete recuperato il rapporto che si era sfilacciato dopo la fine dei CSI?
Massimo: A Roma ho suonato dopo Le Luci della Centrale Elettrica e Giorgio Canali. Non assieme. Ma ci siamo sentiti alcune volte in questi anni, è l’unico dei CSI con cui esiste un qualche rapporto.

Domanda: Che rapporto hai attualmente con la chitarra? Un grande chitarrista spesso arriva a non avere più segreti col proprio strumento…
Massimo: Per un grande chitarrista forse è così. Io mi sento di più come un minatore, sono sempre lì a scavare dentro al buio con una lampada in testa…

Domanda: Ultima domanda di rito: se ti dico “Cibicida” cosa ti viene in mente?
Massimo: Cibicida… mi viene in mente qualcosa di duro da digerire… come un alimento poco commestibile.. che so, la cellulosa, il DDT; l’attuale situazione politica…

* Foto d’archivio

A cura di Riccardo Marra