Home INTERVISTE Mogwai – “I Sigur Ros? Solo degli hippy che ci copiano”

Mogwai – “I Sigur Ros? Solo degli hippy che ci copiano”

Giugno 2007: Mogwai, ovvero una delle band più importanti del mondo. Chi li definisce padri di certo post-rock, chi ha scritto del loro ruolo fondamentale per il rilancio della scena scozzese, chi si scervella sulla loro maniera così autentica di fare rock strumentale vera e propria scuola con tanto di adepti e seguaci, chi non ne può proprio fare a meno (ogni disco, un nuovo tuffo emotivo). La band di Glasgow ha sigillato gli ultimi dieci anni di musica con album atmosferici, scuri, epici, cinematografici, bui come pochi, ma anche pennellati di storie, quadri e umori cangianti. Lo scorso anno, poi, grande lavoro per i nostri: da “Mr. Beast”, disco con un’inedita aggressività, alle ballate languide e melanconiche di “Zidane: A 21st Century Portrait”, dedicato al campione francese. Il Cibicida è felice, così, di aver potuto intervistare telematicamente il tastierista/chitarrista Barry Burns, a bordo dal 1999 (anno di “Come On Die Young”) e voce di alcune tra le rarissime tracce vocali dell’esperienza strumentale dei Mogwai. Burns parla chiaro, diretto e non risparmia qualche battutina pure sui colleghi Sigur Ros… buona lettura.

Domanda: Barry, parliamo di post-rock: il mondo della musica vi associa sempre a questo genere, anzi, ve ne reputa quasi i padrini. Voi cosa ne pensate?
Barry: A noi il termine post-rock non piace per niente. Noi suoniamo musica strumentale. Post-rock è un termine di merda. Cambiamolo in “fuck sexs punk rock for lonely boys”…

Domanda: In “Mr. Beast” ritorna la voce che aveva “segnato” “Rock Action” ma che poi era quasi scomparsa in “Happy Songs For Happy People”. Qual è il rapporto odierno dei Mogwai con il cantato?
Barry: E’ un rapporto scomodo. Noi usiamo la voce solo quando crediamo che il brano strumentale sia incompleto, come se mancasse qualcosa… allora usiamo il nostro pessimo cantato per tentare di finirla.

Domanda: “Mr. Beast” è un disco più aggressivo e deciso. C’è una particolare ricerca musicale dietro?
Barry: Non sono sicuro di cosa vogliate dire con questo. Abbiamo solo cercato di registrare un album che suonasse bene dal vivo. Ci piace suonare canzoni rumorose ma non ne scriviamo molte in realtà, paragonandoci ad una band come i Converge per esempio…

Domanda: Perché per molti anni la gente vi ha considerato una band che fa musica triste?
Barry: Forse perché ci sono molti accordi “minori” nella nostra musica. In genere siamo persone molto felici, quindi dobbiamo avere qualcosa per cui sembrare tristi.

Domanda: Come avviene la composizione in studio? C’è una trama ben definita o improvvisate del tutto?
Barry: Di solito abbiamo abbastanza canzoni quasi ultimate, in genere nate dall’idea di una sola persona, su cui lavoriamo. Comunque, per il nuovo album, proveremo a scriverne molte in studio. Solo per vedere cosa succede… se non funzionerà torneremo alla vecchia maniera.

Domanda: Le riviste specializzate parlano, da anni, di un “Mogwai style”, soprattutto in materia di alternanza tra piano/forte. Che effetto vi fa?
Barry: Non leggo nessuna rivista di musica perché ci sono tante altre cose che devo leggere (libri/saggi etc.), così non sono molto informato riguardo a quello che la gente dice di noi. Se abbiamo un certo tipo di stile non è perché abbiamo lavorato molto per crearlo, ma è solo il modo in cui suoniamo musica.

Domanda: Come descriveresti lo sviluppo musicale dei Mogwai da “Come On Die Young” ad oggi?
Barry: Penso che abbiamo una maggior padronanza della melodia e di possibili arrangiamenti rispetto a prima, ma questa potrebbe anche essere una cosa negativa! Dobbiamo davvero provare a cambiare il nostro suono o la gente non comprerà più i nostri dischi.

Domanda: Raccontaci com’è nato il progetto “Zidane: A 21st Century Portrait”…
Barry: All’artista scozzese Douglas Gordon semplicemente piace la nostra musica, e ci ha chiesto se fossimo stati interessati a registrare la colonna sonora del film. Ne è uscito un bel risultato, credo che sia riuscito abbastanza bene.

Domanda: Che effetto vi fa essere la band preferita di Robert Smith?
Barry: E’ stranissimo! Sono contento, almeno ad una persona famosa piace la nostra musica! Inoltre mi lusinga il fatto di essere tenuti in così grande considerazione da qualcuno molto importante musicalmente come Robert Smith. Ne siamo onorati.

Domanda: Hai suonato il piano in tre dischi degli Arab Strap. Che ne pensi del loro scioglimento?
Barry: E’ triste, ma era la cosa più giusta da fare. Loro l’hanno capito al momento giusto e si sono separati senza rancori. Malc (Malcolm Middleton, ndr) e Aidan (Aidan Moffat, ndr) erano molto amici, e lo sono tuttora, e questa è una buona cosa.

Domanda: Che ne pensate dello “scontro” (a livello artistico s’intende), creato da media e riviste di settore, fra voi e i Sigur Ros? Credete di avere dei punti d’incontro o percorrete binari davvero così diversi?
Barry: Beh, loro suonano musica hippy in una maniera artificiale, mentre noi suoniamo musica non-hippy. L’unica cosa che mi dà fastidio è che la gente dice che somigliamo a loro. Noi suoniamo da molto più di loro, non vedo come possa essere vero. Ho sentito tre o quattro loro pezzi e almeno una era quasi uguale ad una delle nostre. Che senso ha quindi?

Domanda: Quanto ha significato per i Mogwai avere l’appoggio di un guru come John Peel?
Barry: Senza John Peel i Mogwai non avrebbero il successo che hanno. Ci manca, ed è insostituibile.

Domanda: Domanda di rito: se ti dico Cibicida cosa ti viene in mente?
Barry: Una lingua che non capisco… o suicidio… o sidro…

* Foto d’archivio

A cura di Andrea Venturini e Riccardo Marra