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Mastodon + Red Fang + Russian Circles @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI) (27/11/2017)

Con un album e un EP in poco più di sei mesi, il tour promozionale europeo di un ensamble iperattivo come i Mastodon era scontato ancor prima che atteso (attesissimo!). Quasi inutile dilungarsi su quanto i ragazzi di Atlanta siano fondamentali nella scena metal attuale: un complesso di musica di livello spaziale, attitudine al marketing e approvazione anche da parte di chi il genere non lo mastica hanno elevato nel corso degli scorsi dieci anni il brand Mastodon a quote di primordine. La discesa in terra italica, come quasi sempre in quel di Milano e dintorni, era sacrosanta e di sicuro impatto vista anche la qualità del supporting act: Russian Circles con il loro post metal di livello assoluto e gli amici Red Fang, iper ritmati esponenti di un proto stoner tutto personale.

La serata entra nel vivo da subito. I Russian Circles sono ormai una garanzia su disco (lo sono sempre stati) e una piacevole sorpresa dal vivo per chi solamente ora ha il piacere di goderne la resa sul palco. I tre di Chicago, pur ritrovandosi negli standard di un genere “post” che mai prevedrà una eccessiva mobilità sul palco, riescono con scioltezza a intrattenere un’arena già mediamente colma grazie all’ottima esecuzione di quattro brani selezionati accuratamente. Il tempo a disposizione è poco ma i suoni sono imperiosi e l’esecuzione perfetta; sicuramente da rivedere in altre occasioni e preferibilmente da headliner.

Con i Red Fang però la musica cambia, e non solo in senso concreto. Non è la prima volta che la band di Portland accompagna i Mastodon in tour e come sempre riesce a martellare con un tiro pazzesco, esprimendosi al massimo sul palco. Non credo esista un loro singolo brano che dal vivo non guadagni 100 punti; sarà il muro di suono, sarà la pulizia che viene (per una volta: fortunatamente!) a mancare ma l’impatto globale evolve alla grande e coinvolge chiunque. La risposta è calda, Giles e soci sono una macchina e l’ora a disposizione passa senza accorgersene, tra pezzi ormai classici (Prehistoric Dog, Wires) e altri di nuova concezione (Flies).

La cosa più bella da constatare dei Mastodon attuali è la maturità live, che raggiunge ormai vette di professionismo puro. La loro dimensione preferita è stata per svariati anni quella in studio. Crediamo che la loro complessità sonora, l’utilizzo di tre/quattro voci e le svariate linee strumentali che si intrecciano senza sosta siano sempre state un deficit notevole on stage, soprattutto in assenza di un soundcheck costruito a puntino su di loro (nei festival per esempio). Niente di tutto ciò è rinvenibile allo status attuale. Esecuzione perfetta (anche vocale), suoni ottimi (i fonici del Live Club sono una garanzia) e un’ora e mezza tiratissima senza pause e con una passione che viene trasmessa da ogni singola nota.

Si tratta comunque di una formazione fissa e affiatata da quindici anni e la scaletta scelta ne è una dimostrazione, saccheggiando qua e là da tutti gli album eccezion fatta per il controverso “The Hunter” (la sola Spectrelight) e con un focus notevole sull’ultimo “Emperor Of Sand” che viene presentato quasi per intero, sparso per la setlist. I nuovi brani riproposti dal vivo sono una piacevole sorpresa: non che il disco sia debole o scontato ma un patogeno rilassamento sonoro ha lasciato dubbi interpretativi su più di qualche pezzo. Ecco, anche le varie Show Yourself e Steambreather riescono a non sfigurare in un contesto live e anzi tendono a essere apprezzate come intermezzo tra complessi capolavori quali Oblivion o serrate mazzate come Mother Puncher.

“Crack The Skye” rimane e rimarrà sempre il disco più rappresentativo dei Mastodon. Ogni estratto di quell’album è accolto da un boato dell’eterogeneo pubblico: l’opener The Last Baron, la stupenda Divinations e la grandiosa title track sono materiale di livello assurdo, irraggiungibile.

Infine, come non citare un piacevolissimo (e bramato) epilogo: sale sul palco sua maestà Scott Kelly, amico fraterno e ospite su quasi ogni LP dei ragazzi di Atlanta, per cantare le sue parti da Scorpion Breath fino alla conclusiva Diamond In The Witch House con una scioltezza e una intesa fantastica a conclusione di una performance che ripaga ampiamente il prezzo, peraltro contenuto, del biglietto. Un must see, sempre e comunque. 

SETLIST MASTODON: The Last Baron – Sultan’s Curse – Divinations – Ancient Kingdom – Ember City – Megalodon – Andromeda – Oblivion – Show Yourself – Precious Stones – Roots Remain – Mother Puncher – Steambreather – Scorpion Breath – Crystal Skull – Crack The Skye – Aqua Dementia – Spectrelight – Diamond In The Witch House

Da sempre convinto che sia il metallo fuso a scorrere nelle sue vene, vive la sua esistenza tra ufficio, videogames, motociclette e occhiali da sole. Piemontese convinto, ama la sua barba più di se stesso. Motto: la vita è troppo breve per ascoltare brutta musica.