Home LIVE REPORT Tears For Fears @ Mediolanum Forum, Milano (23/02/2019)

Tears For Fears @ Mediolanum Forum, Milano (23/02/2019)

I Tears For Fears in formazione completa (particolare imprescindibile, anche perché il duo di Bath si alterna vocalmente nel suo repertorio) non si esibivano in Italia da 29 anni. Ventinove. Un’eternità, e basta questo per giustificare un hype straordinario per il ritorno alle nostre latitudini. Una risposta dei fan che ha parzialmente colto di sorpresa anche gli organizzatori, che prima hanno aperto le prevendite anche per il secondo anello del Forum di Assago (sold out, così come l’altro appuntamento italiano, a Padova) e poi hanno saggiamente aggiunto altre due date italiane per la prossima estate. Il Forum si riempie lentamente, anche a causa di un parterre con posti a sedere numerati. Scelta commerciale, così come commerciale (ma non per questo bocciata) è l’esibizione dello statunitense Justin Jesso, cantautore pop già nominato ai Grammy: assolutamente mainstream, ma il talento c’è.

Alle 21:15 è però la volta dei Tears For Fears, finalmente di ritorno in terra italiana: sono preceduti da un loro classico cantato da Lorde (Everybody Wants To Rule The World), che funge da pregevole intro per la loro esecuzione della medesima canzone che dà il via a un live breve ma intenso ed emozionante. L’inizio è di quelli da far mangiare le mani a chi si è eventualmente presentato al Forum con qualche minuto di ritardo: in posizione numero uno e tre della setlist ci sono due tra i classici più importanti della band, la già citata Everybody Wants To Rule The World e Sowing The Seeds Of Love, inframezzati da Secret World, unico estratto del loro ultimo album ormai datato 2004.

Roland Orzabal si presenta, benedice Google Translate e dice “siamo felici stonare stasera”, con effetto comico garantito. Successivamente il cantante di origini basche ricede il microfono a Curt Smith: è la volta della travolgente Pale Shelter, accompagnata da una coreografia imponente ma semplice al tempo stesso: uno dei momenti più alti della serata, con la poesia degli anni ’80 che entra nelle vene dei presenti. Non c’è un attimo di pausa, perché la successiva Break It Down Again è un singolone che ci riporta alle linee più melodiche proprie di Orzabal.

La setlist alla fine consterà di appena quindici canzoni: un po’ poco, soprattutto se pensiamo ad alcuni brani lunghi tre minuti o poco più. Per questo motivo stona davvero la presenza di un’inutile cover di Creep dei Radiohead, che i fan di vecchia data mal digeriscono a causa dell’assenza di tanti classici: se proprio cover doveva essere, perché non la meravigliosa esecuzione di “Ready To Start” degli Arcade Fire, che nel 2013 segnò il ritorno in studio dei Tears For Fears dopo anni di silenzio? Poco male, perché subito dopo è la volta di un’accoppiata fulminante, costituita dalla sempre grandiosa Change e soprattutto da Mad World, che complice una cover di Gary Jules e Michael Andrews (presente in svariati film e serie TV) ha regalato parecchia notorietà ai Tears For Fears presso le nuove generazioni: ogni paragone con la grandiosità della versione originale risulta però impietoso. Suffer The Children è un altro momento magico, così come la toccante Woman In Chains e il semi-medley di Head Over Heals/Broken.

I Tears For Fears salutano il pubblico, ma tutti sanno che ci sarà spazio per un ultimo, memorabile, unico momento: la band ritorna per eseguire Shout, capolavoro assoluto del duo inglese, per sette minuti che da soli valgono il prezzo del biglietto. Esecuzione asciutta, intensa, priva di dilungamenti pacchiani, che rende sublime e trascinante un brano che già nella versione in studio trasuda energia. Il concerto finisce qui, con Orzabal e Smith che salutano il pubblico senza essersi mai parlati o guardati in faccia durante la serata (finale a parte), segnale di una probabile tregua armata figlia dei tanti dissidi del passato: anche per questo, più che lamentarsi della setlist scarna, è bene essere felici per una ricomposizione faticosa ma che ha regalato quintali di magia in un altrimenti inutile sabato sera milanese.

SETLIST: Everybody Wants To Rule The World – Secret World – Sowing The Seeds Of Love – Pale Shelter – Break It Down Again – Advice For The Young At Heart – Creep (Radiohead Cover) Change – Mad World – Memories Fade – Suffer The Children – Woman In Chains – Badman’s Song – Head Over Heels/Broken —ENCORE— Shout

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.