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New Order

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Il nome dei New Order tra gli appassionati di musica ha sempre generato quel nobilissimo sentimento che è il rispetto: non potrebbe essere altrimenti, visto che la band inglese ha fatto la storia della musica rock per due specifici motivi: la prima ragione sta nella stupefacente evoluzione stilistica, che ha portato un gruppo improvvisamente orfano del proprio frontman (Ian Curtis, che con il suo suicidio sancì anche la fine dei Joy Division) a sapersi totalmente reinventare – nome compreso – mantenendo degli standard qualitativi eccezionali. E qui arriviamo al secondo motivo che rende i New Order una band semplicemente fondamentale per capire la musica d’oggi: non saranno stati gli inventori della musica elettronica (ci avevano pensato molto tempo prima i Kraftwerk), ma possono essere considerati a tutti gli effetti i padri fondatori del synth rock, con tutte le influenze future del caso. Padroni indiscussi degli anni ’80, comprimari nei ’90, risorti brillantemente negli anni Duemila: questi sono i New Order, questa è la loro discografia.

MOVEMENT (1981) – Più che New Order, “New Division”: il fantasma di Ian Curtis aleggia in modo inquietante con la sua pesantissima eredità artistica, eppure Bernard Sumner e Peter Hook nel volerlo imitare quasi goffamente danno vita a un risultato straordinario e insperato.

Brano consigliato: Denial – In breve: 4,5/5

POWER, CORRUPTION & LIES (1983) – Sprazzi di sole in un cielo ancora tetro: la creatura New Order prende forma e inizia a disvelarsi in tutta la sua meraviglia. Quintali di poesia e un brano consigliato da antologia inseriti in una tracklist che non presenta passi falsi.

Brano consigliato: Age Of Consent – In breve: 5/5

LOW-LIFE (1985) – Lavoro che proietta definitivamente gli inglesi nella loro nuova dimensione synthpop. I Joy Division sono lontani anni luce: un’evoluzione tanto breve quanto radicale, forse mai vista nella storia della musica rock.

Brano consigliato: The Perfect Kiss – In breve: 4/5

BROTHERHOOD (1986) – La band conferma il canovaccio del disco precedente, ma con un livello medio di qualità decisamente più basso: l’Hacienda è piena di debiti e i ragazzi devono incassare con un album che finisce per non convincere del tutto.

Brano consigliato: Bizarre Love Triangle – In breve: 3/5

SUBSTANCE (1987) – Non una semplice raccolta, ma un album essenziale per mettere un pò di ordine nella schizofrenica discografia della band di Manchester. I troppi classici tenuti inspiegabilmente fuori dai lavori in studio precedenti riacquisiscono dignità grazie ad arrangiamenti più curati. Disco fondamentale per capire l’Inghilterra musicale di quel periodo.

Brano consigliato: True Faith – In breve: 5/5

TECHNIQUE (1989) – I folli anni ’80 neworderiani si chiudono degnamente a Ibiza, dove la band registra un album eccessivo ma con sprazzi di genio che si riescono a scorgere qua e là. Barocco e chimico al tempo stesso.

Brano consigliato: All The Way – In breve: 3,5/5

REPUBLIC (1993) – Dopo il brano consigliato (sdolcinato, ma nella sostanza straordinario) che inaugura la tracklist, il disco si trascina stancamente fino alla fine. Il momento più basso della discografia degli inglesi: il lungo stop successivo non sarà probabilmente un caso.

Brano consigliato: Regret – In breve: 2/5

GET READY (2001) – Dopo anni di silenzio pressoché totale, la band pubblica l’album più rock della propria discografia (complice l’assenza forzata delle tastiere della Gilbert), un capolavoro dove funziona praticamente tutto, ospiti illustri compresi (Billy Corgan e Bobby Gillespie). Fosse stato pubblicato qualche anno prima avrebbe messo in riga Oasis e Blur: rimarrà invece uno dei dischi più sottovalutati degli anni duemila.

Brano consigliato: Primitive Notion – In breve: 5/5 

WAITING FOR THE SIRENS’ CALL (2005) – L’album fa la gioia dei puristi (torna il crossover fra elettronica e rock che ha reso celebri i New Order) ma le melodie memorabili del disco precedente sono un lontano ricordo, la differenza si sente tutta.

Brano consigliato: Who’s Joe? – In breve: 2,5/5

LOST SIRENS (2013) – Una raccolta di inediti più recenti, breve e disordinata, che comunque contiene qualche spunto interessante. Ma la leggenda sembra essere ai titoli di coda, complici anche le diatribe sorte in seno alla band.

Brano consigliato: Hellbent – In breve: 2,5/5

MUSIC COMPLETE (2015) – Peter Hook se n’è andato e non ritorna più. Poco male, perché senza lo storico bassista il resto della band sforna un album clamoroso, sul quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo. C’è di tutto: rock, pop e la migliore elettronica dai tempi di “Technique”. Il trionfo personale di Bernard Sumner.

Brano consigliato: Nothing But A Fool – In breve: 4,5/5