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Smashing Pumpkins

Dando per assodata l’importanza degli Smashing Pumpkins in quella decade d’oro che fu l’ultima dello scorso millennio, per comprenderne appieno la rilevanza basterebbe ricordare come siano stati fra i diamanti più luminosi partoriti da quella prima metà degli anni ’90 nonostante la loro distanza anche geografica (la loro base era a Chicago) da Seattle, culla dell’alternative del periodo. Un’importanza generazionale, la loro, ben più trasversale di quella di altri “campioni” del periodo come Nirvana, Soundgarden o Pearl Jam, basata sulle influenze musicalmente pesanti dei suoi componenti e, soprattutto, sulla sensibilità lirica di Billy Corgan. Col suo songwriting Corgan ha rappresentato il miglior ponte possibile fra la rabbia alternative dei Novanta e certa decadenza degli Ottanta, supportato dalle sferzate chitarristiche di James Iha e dalla sezione ritmica composta dal basso di D’arcy Wretzky e dalla batteria di Jimmy Chamberlin, musicista di estrazione jazz che si affermerà tra i migliori drummer del periodo. Un percorso umano e professionale tribolato, quello degli Smashing Pumpkins, fra crisi interne, dipendenze e litigi che porteranno al sofferto scioglimento del 2000. La reunion voluta da Corgan qualche anno dopo, che vedrà impegnato solo lui fra i membri originali (salva la breve apparizione di Chamberlin), sarà il definitivo requiem per la parte più significativa dell’esperienza della band.

 

GISH (1991)

L’epopea grunge è sul punto di esplodere definitivamente con “Nevermind” dei Nirvana, che uscirà qualche mese dopo, ma l’esordio della band piuttosto che cavalcare l’onda è (fatta eccezione per l’iniziale “I Am One”, che richiama in parte il Seattle-sound) un intricato coacervo degli ascolti dei giovanissimi Corgan e Iha: tanto hard rock, tantissima psichedelia e una bella dose di viscoso fluido sabbathiano.

Brano consigliato: Rhinoceros – In breve: 4/5

 

SIAMESE DREAM (1993)

Come per il primo album, anche qui la produzione è affidata a Butch Vig, che aiuta gli Smashing Pumpkins a perfezionare il loro sound. Agli elementi di “Gish” si aggiungono sfumature dreamy (“Soma”), sferzate shoegaze (“Rocket”), ballate da pelle d’oca (“Disarm”) e una verve alternative che attesta questo fra i lavori di riferimento degli interi anni ’90. Le lyrics di Corgan, più dirette e meno visionarie dell’esordio, sono incentrate su temi come la depressione, il suicidio o l’autismo del fratello nella tenera “Spaceboy”.

Brano consigliato: Mayonaise – In breve: 4,5/5

 

PISCES ISCARIOT (1994)

Raccolta di b-side, questi brani estromessi dalle tracklist principali dei primi due album degli Smashing Pumpkins dipingono nel loro complesso un quadro di quanto messo in mostra fino a quel momento dalla band, convincendo Corgan che anche ciò che egli riteneva da buttare aveva in realtà delle potenzialità: una fondamentale presa di coscienza prima del colosso dell’anno seguente.

Brano consigliato: Landslide – In breve: 3,5/5

 

MELLON COLLIE AND THE INFINITE SADNESS (1995)

Se fra esordio e secondo album Corgan aveva vissuto una fase di blocco nella scrittura, con il terzo lavoro della band riesce a realizzare l’ambizioso progetto del doppio disco, portato a compimento con successo da pochissimi. L’album è la mastodontica dimostrazione di talento di Billy ma anche degli altri tre Pumpkins, tutti all’apice della loro carriera. Il disco gioca di contrapposizioni umorali e sonore: dall’infinita tristezza del titolo alle bordate di brani come “Jellybelly”, “Zero”, “An Ode To No One” e “X.Y.U.”, dal prog di “Thru The Eyes Of Ruby” al pop di “1979”, in una inebriante schizofrenia artistica non intaccata da quei tre o quattro inevitabili riempitivi in una tracklist che complessivamente conta ben 28 brani.

Brano consigliato: Bullet With Butterfly Wings – In breve: 5/5

 

ADORE (1998)

I problemi con le droghe di Jimmy Chamberlin giungono al culmine, Corgan decide di cacciarlo dalla band e di cambiare rotta per il lavoro successivo. “Adore”, così, abbandona del tutto le sfumature pesanti del passato sostituendole con strumentazione elettronica e acustica, le parti di batteria vengono affidate alla drum machine e un respiro scurissimo e fortemente melodico pervade l’intero disco. La morte della madre (cui è dedicata “For Martha”), avvenuta durante il precedente tour, fa il resto nell’approccio lirico dichiaratamente new wave che Corgan dà all’album, rispecchiato anche dall’artwork e dalla scelta del look e dei colori per le foto promozionali.

Brano consigliato: Once Upon A Time – In breve: 4,5/5

 

MACHINA / THE MACHINES OF GOD (2000)

L’esilio di Chamberlin dura poco, Corgan lo rivuole alle pelli ma ciò non vuol dire abbandono dell’elettronica e dei sintetizzatori, tutt’altro. L’album è per una buona metà copia mal riuscita di “Adore”, ma si possono contare una manciata di brani di buon livello che salvano il salvabile. L’avventura della band è al capolinea, fra problemi con la casa discografica e quelli persistenti di droga di Jimmy e D’arcy. Corgan mette fine a tutto, non prima di un lungo tour d’addio in cui il posto al basso viene preso da Melissa Auf Der Maur (già nelle Hole).

Brano consigliato: Stand Inside Your Love – In breve: 3/5

 

MACHINA II / THE FRIENDS & ENEMIES OF MODERN MUSIC (2000)

L’idea di Corgan era quella di ripercorrere le orme di “Mellon Collie” con un altro doppio album, ma visti i risultati non soddisfacenti di “Adore” la Virgin si rifiutò di pubblicare il doppio “Machina”. Billy diffonde dunque la seconda parte del progetto tramite internet: la qualità delle registrazioni è tutt’altro che eccelsa, così come quella dei brani, fondamentalmente scarti del precedente, di cui ricalcano il mood e le linee narrative (incentrate sulla storia, pressoché autobiografica, di una rock band). È l’addio degli Smashing Pumpkins ai propri fan.

Brano consigliato: Real Love  – In breve: 2,5/5

 

ZEITGEIST (2007)

Dopo le deludenti esperienze con gli Zwan e da solista, Corgan rimette in piedi la band. Della formazione originaria c’è, oltre lui, il solo Chamberlin, che aiuta Billy a partorire un album sconcertante sotto ogni aspetto: le lyrics mancano totalmente di ispirazione, la produzione è fintamente ruvida e solo qualche riff ben piazzato evita di scendere sotto lo zero alla valutazione complessiva di un disco povero in ognuna delle sue dodici tracce.

Brano consigliato: Starz  – In breve: 1,5/5

 

OCEANIA (2012)

Fare peggio di “Zeitgeist” era quasi impossibile, così la seconda uscita dei “nuovi” Pumpkins (in tutti i sensi, visto che anche Chamberlin si tira indietro) dona ai fan una speranza: c’è un po’ del vecchio sound della band nelle due tracce d’apertura, ci sono un paio di discrete ballad (vedi “The Celestials”) e sebbene la lunghezza sia estenuante l’album risulta a tratti persino gradevole.

Brano consigliato: Quasar  – In breve: 2,5/5

 

MONUMENTS TO AN ELEGY (2014)

Rispetto ai due precedenti lavori, qui vengono finalmente meno le divagazioni strumentali che annacquavano tutto a dismisura. L’album è stringato, veloce, Corgan si diverte a suonare pezzi rock semplici (“Anti-Hero”) e usare un po’ d’elettronica come ai bei tempi di “Adore” (“Anaise!”), senza strafare e per questo senza deludere troppo.

Brano consigliato: One And All  – In breve: 2,5/5