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AA.VV. – Black Panther: The Album

Probabilmente l’idea iniziale era quella di creare una compilation per la colonna sonora di Black Panther, che viene ancora definita come “performed by various artist”. Tra gli artisti a cui era stato chiesto di partecipare c’erano anche Kendrick Lamar e Anthony “Top Dawg” Tiffit, presidente della TDE. La cui consulenzam richiesta da Ryan Coogler, ha portato alla realizzazione di un intero album, in cui troviamo Lamar accreditato in cinque brani ma, di fatto, presente in tutti.

King of my city, king of my country, king of my homeland / King of the filthy, king of the fallen, we living again / King of the shooters, looters, boosters, and ghettos poppin’ / King of the past, present, future, my ancestors watchin’”, è questo l’inizio che Lamar sceglie per rappresentare la Black Power vista attraverso I suoi occhi. Sulla carta si tratta, appunto, di un album creato da vari artisti: troviamo alcune tra le voci più soft della nuova generazione neo soul. In All The Stas il ritornello è lasciato alla compagna di etichetta SZA, lo stesso avviene con Jorja Smith in I Am e con il giovane Khalid in The Ways.

X vede la vittoria di ScHoolboy Q nelle liriche (“N****, December been good to me
Not even Kendrick can humble me
, chiaro riferimento alla “HUMBLE.” di “DAMN.”) e Saudi per il flow del rap in Zulu come per Sjava in Seasons. Senza troppe sorprese, la track più garage e industrial vede lo zampino di Vince Staples, ovvero Opps, ideale sequel della “Yeah Right” di “Big Fish Theory”.

A riconferma dello status di altri colleghi e frequenti collaboratori, troviamo Jay Rock e James Blake in King’s Dead e un sempre più sottovalutato Ab-Soul aka “Soulo” in Bloody Waters, accompagnato dal distintivo “Yes Lawd” di Andersoon .Paak.  In Pray For Me, ancora, The Weeknd si sostituisce ai sentimenti di Kendrick in “FEEL.” (sempre da “DAMN.”). Ma ci sono anche tante piacevoli sorprese: SOB X RBE è il collettivo californiano che si è rivalutato con Paramedic!, brano in pieno stile “Crip” Los Angeles.

Se proviamo a fare il confronto con altre colonne sonore dalle grandi aspettative come “Suicide Squad”, “The Hunger Games” o “The Great Gasby”, non otteniamo lo stesso successo di “Black Panther”, dotato di un insieme di elementi che rendono il tutto vincente: la sensibilità di Ryan Coogler, sempre attento a denunciare particolari episodi di ingiustizia verso la cultura afroamericana (vedi il film “Fruitvale Station”); la celebrazione di figure di colore forti nel panorama hollywoodiano, solitamente più incline a strizzare l’occhio ad altre più remissive e deboli (oppure un episodio limite come la scelta, che ha destato scalpore, di non avere alcun attore africano in “God Of Egypt”, pellicola di produzione americana girata in Egitto).

Kendrick Lamar ha regalato in incognito un nuovo album: oltre a esserne produttore esecutivo, ha apposto lo stesso marchio di fabbrica che troviamo cronologicamente in “DAMN.”, visto che parlando di “Black Panther” e Black Power, al momento Kendrick rappresenta nel panorama musicale il Re di Wakanda.

(2018, Top Dawg / Aftermath / Interscope)

01 Black Panther
02 All The Stars (with SZA)
03 X (with ScHoolboy Q, 2 Chainz & Saudi)
04 The Ways (with Khalid & Swae Lee)
05 Opps (with Vince Staples & Yugen Blakrok)
06 I Am (with Jorja Smith)
07 Paramedic! (with SOB X RBE)
08 Bloody Waters (with Ab-Soul, Anderson .Paak & James Blake)
09 King’s Dead (with Jay Rock, Future & James Blake)
10 Redemption Interlude (with Zacari)
11 Redemption (with Zacari & Babes Wodumo)
12 Seasons (with Mozzy, Sjava & Reason)
13 Big Shot (with Travis Scott)
14 Pray For Me (with The Weeknd)

IN BREVE: 4/5