Home RECENSIONI Alexander Tucker – Portal

Alexander Tucker – Portal

“Andare” di psichedelia oggi non dev’essere affatto facile. Quasi ogni musicista scarso o bravo che sia pagherebbe lo scotto dei paragoni irriverenti e ne finirebbe schiacciato. Insomma, diciamocelo pure in faccia: quell’epoca è davvero irripetibile. Oggi non sono giorni particolarmente strani, magici, visionari per giustificare un approccio lisergico della musica. Alex Tucker però sembra fregarsene. Prende il tempo e lo dilata. Prende la musica e la modella. Compie un vero viaggio psichedelico targato 2008 e svolazza in mondi incredibili. Il risultato è Portal, il quarto disco del songwriter britannico sempre per la Atp Recordings. Un album visionario aperto da un mostro marino in copertina che evoca le cose più arcaiche degli Zeppelin (“The Battle Of Evermore”), un non-so-che di progressive (soprattutto quello dei Traffic) e certamente molto di quel folk che in Inghilterra negli anni ’70 raccontava di mondi oscuri. Tucker suona rigorosamente da solo, ma pare in compagnia di moltissimi collaboratori. Alla sua chitarra acustica infatti si sdoppiano vagiti elettroacustici, suoni spaziali, feedback strazianti, nebulosità ipnotiche. E’ il risultato di una tecnica che il pubblico italiano ha potuto apprezzare live lo scorso anno. Ovvero quel suo schizofrenico modo di utilizzare l’effetto “drone”: la ripetizione e spezzettamento di un accordo più e più volte riproposto in loop e poi rimpastato. Il suono viene campionato da Tucker e poi sovrapposto ad una nuova nota che il barbuto musicista di Kent (a sud-est di Londra) compone in un andamento davvero lisergico. Ne sono un esempio perfetto il pezzo Husks ed anche la lunghissima conclusione di Here. Ma non solo acustica. Alex incattivisce il disco con chitarre elettriche (Bell Jans), annacqua il tutto con uno xilofono dal sapore antico (Energy For Dead Plants) e sferza con qualche arco maligno. Dunque quello suonato da Alexander Tucker è un altro mondo (Other World) dai tratti indistinti, dai confini imprecisati, dalle strade confuse. Un mondo tinteggiato di colori insoliti, strambe astrazioni, voli acrobatici. E’ la psichedelia.

(2008, Atp Recordings)

01 Poltergeists Grazing
02 Veins To The Sky
03 Omnibaron
04 Husks
05 Bell Jars
06 Energy For Dead Plants
07 Another World
08 Here

A cura di Riccardo Marra