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Battles – Juice B Crypts

I Battles perdono pezzi. Dopo l’uscita dal gruppo di Tyondai Braxton nel 2010, l’anno scorso ha lasciato anche Dave Konopka. Nonostante ciò, quello che adesso è un duo, formato da Ian Williams e il batterista John Stanier, invece che mollare la presa ha continuato dritto per la sua strada fino alla pubblicazione del quarto lavoro in studio, Juice B Crypts, uscito al solito per la fedelissima Warp Records.

Il loro tour venerdì scorso è passato da Torino per il Club To Club Festival, ma la tempistica delle diverse performance non mi ha consentito di vedere per intero la loro esibizione: quello che posso dire è che, nonostante la riduzione del numero dei componenti e il cambio di suoni rispetto agli inizi – ricordo benissimo di avere visto il gruppo in concerto a Napoli oramai più di dieci anni fa, forse prima della pubblicazione del primo LP (“Mirrored”, 2007), i Battles dal vivo sono un’esperienza veramente travolgente e da questo punto di vista corrispondente appieno a ciò che poi si può ascoltare su disco.

“Juice B Crypts” riprende grossomodo il sound introdotto a partire da “Gloss Drop” (2011), quando l’uscita di Braxton dal gruppo ha spinto composizioni sempre più schizofreniche e prettamente strumentali, tanto che qui le parti vocali sono ridotte all’osso e affidate alle varie ospitate, come quella di Xenia Rubinos su The Played It Twice oppure quella caratteristica degli Shabazz Palaces in IZM. Trovano tuttavia spazio anche i Prairie WWWW, gruppo indie pop sperimentale di Taiwan e in combinazione addirittura con John Roy Anderson (Sugar Foot), Sal Principato (!!!) dei leggendari Liquid Liquid (Titanium 2 Step) e Tune-Yards (Last Supper On Shasta Pt. 1 & Pt. 2).

Senza addentrarsi in un inutile track-by-track, si può dire come il sound dei Battles sia rimasto ideologicamente legato a quei principi che hanno ispirato la fondazione del gruppo stesso. Sicuramente se la definizione iniziale era quella solita di quel decennio, ovvero quella di post rock, oggi bisogna definitivamente parlare di un format indie pop freeform dove l’uso della musica elettronica minimalista, combinata al groove incredibile della batteria (John Stanier è un batterista semplicemente eccezionale) e l’attitudine più selvaggia Don Caballero, si risolvono in una sorta di rinnovamento della tradizione This Heat, con la colorazione Talking Heads e dentro un immaginario colorato YMO.

I guest sopra citati aggiungono di volta in volta qualche sfumatura diversa, ma il risultato è una qualche tipologia di cocktail che va benissimo per un club o, per l’appunto, per il dancefloor. Forse il disco non vale più di tanto, meglio la resa dal vivo, ma anche i più scettici devono ammettere che alla fine dei conti questa roba funziona.

(2019, Warp)

01 Ambulance
02 A Loop So Nice…
03 They Played It Twice (feat. Xenia Rubinos)
04 Sugar Foot (feat. Jon Anderson & Prairie WWWW)
05 Fort Greene Park
06 Titanium 2 Step (feat. Sal Principato)
07 Hiro 3
08 IZM (feat. Shabazz Palaces)
09 Juice B Crypts
10 Last Supper On Shasta Pt. 1 (feat. Tune-Yards)
11 Last Supper On Shasta Pt. 2 (feat. Tune-Yards)

IN BREVE: 2,5/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.