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Benjamin Clementine – I Tell A Fly

Esistono mille modi differenti di affrontare un tema ma, inutile dirlo, alcuni soggetti ne hanno più diritto di altri. Tra quest’ultimi, c’è chi affronta l’argomento in maniera insignificante o, forse, accessibile ai più senza troppo sforzo mentale e chi tratta quello stesso tema in modo assolutamente simbiotico, diventandone un tutt’uno.

Benjamin Clementine, narratore congenito, fa esattamente questo: racconta un viaggio, ma non un itinerario in sé e per sé: parla di nomadismo fisico e spirituale. Lo stesso Clementine, d’altronde, è un nomade da ancora prima che nascesse, di sangue ghanese e nascita inglese, con un lungo trascorso francese. Benjamin Clementine, però, non è un migrante comune: “alien of extraordinary ability”, questo è. Uno straniero, insomma, con un permesso di soggiorno condito da quelle ironiche abilità straordinarie.

I Tell A Fly, secondo album prodotto dall’artista, è il racconto di un viaggio strambo, come singolari sono i protagonisti che lo compiono. Probabilmente non è un caso che Clementine abiliti a compiere questo strano percorso due mosche: esseri viventi fastidiosi ma talmente evidenti che ignorarle del tutto è pressoché impossibile. “I Tell A Fly” affronta argomenti tanto evidenti quanto scomodi e irritanti alla maggior parte della gente: sviscera confini, migrazioni, mare, morte, bullismo, terre di mezzo (e di permessi di soggiorno!) in modo straordinario, quasi fosse un film.

Farewell Sonata è un invito a mollare la staticità con una partenza lenta e sognante, caratterizzata dell’inizio di una lunga serie di “alien”, quasi a rimarcare il concetto “vuol dire tutto ma in realtà non significa nulla”. Usa la tradizione africana, prima che la musica popolare diventasse blues e dopo hip hop, ma al tempo stesso sperimenta, mischia suoni classicheggianti con variazioni elettroniche e con il suo inconfondibile tocco retrò, come se si trovasse di fronte un’enorme pentola: cori con profonde voci maschili, clavicembalo, synth, percussioni.

Phantom Of Aleppoville, in termini sonori, ha lo stesso elegante incedere della gente di Aleppo che sbarca in Europa con abiti signorili e cappelli, ma state attenti: il titolo è solo un inganno. “Billy the bully, it’s alright, you’ve been forgiven, come on now Zacchaeus”: Clementine ha sperimentato in prima persona l’essere vittima di bullismo e riprende la teoria di Donald Winnicott, psicanalista britannico che accosta gli effetti del trauma da bullismo a quelli vissuti dai bambini sfollati in tempo di guerra. In Jupiter appare il già citato “visa for alien with extra ordinary ability”, permesso di soggiorno per chi fornisce prova di avere straordinarie competenze professionali, scientifiche o artistiche, rilasciato all’artista stesso al momento della richiesta d’ingresso negli Stati Uniti.

One Awkward Fish racconta con versi grotteschi e apparentemente sconnessi la vita di un giovane migrante nel Sud di Londra, sottolineando ancora una volta l’ennesimo paradosso dei tempi moderni che considera il diverso ignorabile ma comunque fastidioso (“Can’t remember his name / As keys keeps the weeps in Illinois / Hope his cheers are of nothing but joy”). In By The Ports Of Europe i moli europei moltiplicano i pesci: sullo sfondo, suoni allegri e ritmi giocosi, che ricordano quasi la tirolese disneyana del Pietro Carapellucci Choir, circondano la giungla francese di Calais, una delle tante terre di mezzo che imprigionano i migranti senza farli muovere né avanti né indietro, sfruttando il paradosso di una scelta musicale così raffinata per raccontare un sopruso gratuito e irrazionale, che rimanda all’ultraviolenza di “Arancia Meccanica”.

“I Tell A Fly” nel suo complesso è lo splendido lavoro di un giovane artista, forse troppo grande per tempi così vuoti. È come un limerick: poetico e apparentemente insensato, ma solo per chi ha voglia di mescolarsi con ciò che lo circonda.

(2017, Behind)

01 Farewell Sonata
02 God Save The Jungle
03 Better Sorry Than Asafe
04 Phantom Of Aleppoville
05 Paris Cor Blimey
06 Jupiter
07 Ode From Joyce
08 One Awkward Fish
09 By The Ports Of Europe
10 Quintessence
11 Ave Dreamer

IN BREVE: 4/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.