Home RECENSIONI ITALIA Black Eyed Dog – Too Many Late Nights

Black Eyed Dog – Too Many Late Nights

La differenza che passa fra Nick Drake e Tom Waits. Fra il pizzicare corde e il percuoterle con dita rozze. Fra un cantato flebile e poetico ed uno roco e carnale. Fra un uomo in solitario che narra le sue storie per se stesso ed uno che, quelle storie, le racconta agli amici per condividerle. Sta tutta in questo accostamento, probabilmente, l’evoluzione stilistica del progetto Black Eyed Dog facente capo a Fabio Parrinello. Due album pubblicati per la Ghost Records (“Love Is A Dog From Hell” del 2007 e “Rhaianuledada” del 2009) che, già a partire dallo pseudonimo scelto, erano drakeiani fino al midollo. E adesso questo terzo capitolo della sua discografia per il quale il cantautore di Varese, però, cambia etichetta e s’affida alla palermitana 800A e cambia cifra sonora facendosi accompagnare da una band vera e propria già a partire dalle fasi preliminari. Anna Balestrieri (qui a piano, voce e altro) e Alessandro Falzone (qui a batteria, chitarra e altro) entrano in pianta stabile nel progetto contribuendo alla sua crescita. La dimensione solista di Black Eyed Dog smette di essere tale non soltanto numericamente parlando, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’approccio compositivo. E’ un sound più corposo quello di Too Many Late Nights, un sound che muta punti di riferimento legandosi a modelli cantautorali che, per natura e storia, fanno del supporto di altri elementi la propria forza: il già citato grande vecchio Waits (vedi When I Was Married To You o Dixie Gipsy, Babe), ma anche le venature scurissime e contaminate di Nick Cave (Blowing Horns in Heaven, War Child) e le cavalcate elettriche e sacrali di Mark Lanegan (It Turns You On, Crazy To The Bone, Land’s End Sanctuary). E poi i mixaggi equamente suddivisi fra JD Foster e Hugo Race, altri due che in quanto a blues, polvere e psych sanno il fattaccio loro. Tutti insegnamenti che Parrinello fa suoi e che – lo ripetiamo ancora una volta – riesce a mettere su disco grazie ad un modus corale prima assente e che, una volta intrapreso, accresce enormemente la portata e l’impatto di un progetto già prima convincente.

(2012, 800A)

01 When I Was Married To You
02 It Turns You On
03 Dixie Gispy, Babe
04 Blowin’ Horns In Heaven
05 Heather
06 Crazy To The Bone
07 Sister
08 Land’s End Sanctuary
09 War Child
10 Paper Cuts, Light Green

A cura di Emanuele Brunetto