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Bonnacons Of Doom – S/T

Animale leggendario con le sembianze di un toro fornito di criniera da cavallo e corna rivolte all’indietro, il Bonnacon ha come sua unica arma difensiva la possibilità di fuggire lasciandosi alle spalle una scia di escrementi acidi e corrosivi. Ci rendiamo conto che dato quest’incipit la questione possa apparire tutt’altro che allettante, ma i Bonnacons Of Doom di acidità e corrosioni ne sanno più di qualcosa, solo che per quanto li riguarda non si tratta di feci ma di un omonimo debutto che funziona alla grandissima.

Il collettivo, di stanza a Liverpool, ha parecchio in comune con gli svedesi (?) Goat, con cui condividono una certa dose di mistero riguardo la formazione, una demoniaca devozione per la psichedelia in ogni sua forma, i tribalismi e le sonorità ancestrali e, soprattutto, l’etichetta che ne copre le gesta, ovvero la Rocket Recordings. Facile il parallelismo tra le due band, perché anche nei Bonnacons Of Doom troviamo una perfetta alchimia di psichedelia arcana (Solus) ed elettronica che guarda al cosmo (Rhizome), ma loro condiscono l’intruglio nel pentolone con una notevole dose di divagazioni post rock (Argenta) e prevedibili quanto mortiferi rallentamenti doom.

Il risultato sono quaranta minuti di un rituale che esce dalle foreste nordeuropee per penetrare fin dentro i centri abitati, giù nei sobborghi industriali dell’Inghilterra più grigia e nebbiosa che possiate immaginare. Teneteli sott’occhio, perché doveste capitarli dal vivo potreste non riprendervi più.

(2018, Rocket)

01 Solus
02 Argenta
03 Industria
04 Rhizome
05 Plantae

IN BREVE: 4/5