Home RECENSIONI Connan Mockasin – Forever Dolphin Love

Connan Mockasin – Forever Dolphin Love

È quasi una regola: l’artista che esporta il proprio dna esotico in occidente troverà la sintesi vincente. Connan Mockasin i suoi natali ce li ha a Te Awanga, in Nuova Zelanda, una baia ricoperta di vigneti e popolata in gran parte da surfisti in cerca dell’onda perfetta. Un luogo che non ha mezze misure, investito dalla natura e sovrastato dal mare. Nascere lì (come nascere in Islanda o in Africa) e poi spostarsi a Londra, significa portare all’attrito due realtà completamente opposte e farne schizzar fuori una scintilla unica, non replicabile in laboratorio. Ecco che la musica di Mockasin vive di suoni apparentemente urbani che potrebbero richiamare in vita Bristol e tutta la fascinazione del trip hop, ma che, proprio nel suo essere “straniera”, è causa di un cortocircuito emotivo straordinario. Veniamo all’ultimo disco di Connan. Tutto ha inizio lo scorso anno, nel giugno del 2010, quando l’album intitolato “Please Turn Me Into The Snat” arriva sul mercato un po’ in sordina. Mockasin compone dieci pezzi che sono un viatico per l’incoscienza, suoni densi come acque macchiate di petrolio e ingrossate da capelli d’alghe. Quest’anno, quel disco, viene ristampato senza essere toccato di una virgola, c’è solo l’aggiunta di un disc two contenente sette pezzi live. Il titolo? Forever Dolphin Love. Per chi si fosse perso l’uscita l’anno scorso (come chi vi scrive), la ristampa è nuova vita. Nelle tracce di questo amore delfino, Mockasin ha una voce senza tempo, è androgino, psichedelico, world. Usa gli strumenti come sonagli di difesa e avvertimento e poi, come nel videoclip di It’s Choade My Dear, diventa parte della natura impattando panicamente con essa: occhiali di limone, sdraiato s’una ninfea, bagnato da petali. E tutto il disco è un sinuoso intrufolarsi tra le maglie della percezione, tutto il disco è luogo lontano, tra onirismo e jazz. Un’isola (Quadropuss Island) raccontata da vibrazioni ora tribali, ora eteree. E se alla fine di Please Turn Me Into The Snat vi sentirete mancare il respiro, se sentirete il vuoto sotto ai piedi, è normale. È la realtà, che reclama la sua grigia dittatura.

(2011, Because)

– CD 1 –
01 Megumi The Milkyway Above
02 It’s Choade My Dear
03 Faking Jazz Together
04 Quadropuss Island
05 Forever Dolphin Love
06 Muss
07 Egon Hosford
08 Unicorn In Uniform
09 Grampa Moff
10 Please Turn Me Into The Snat

– CD 2 (Live) –
01 Sneaky, Sneaky, Dogfriend
02 Forever Dolphin Love
03 Unicorn in Uniform
04 Egon Hosford
05 Faking Jazz Together
06 It’s Choade My Dear
07 Megumi The Milkyway Above

A cura di Riccardo Marra