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Converge – The Dusk In Us

Ci sono band che nascono, crescono e muoiono come fulmini a ciel sereno. Band che esplodono come dovessero conquistare il mondo e poi soffrono continue Caporetto. Band che impongono la loro oligarchica supremazia per poi subire l’amara sentenza della senilità. Band che sopravvivono eseguendo il compitino da bravi impiegati e ancora band che mai, per quanto ci provino, riusciranno ad abbandonare le umide cantine di periferia.

E poi ci sono i Converge. Si fa davvero fatica a individuare un ensemble che possa vantare una carriera similare. Un quarto di secolo e non sentirlo, una caterva di dischi seminali che in una visione pionieristica han gettato le basi di un intero movimento (il metalcore) e una formazione dalle solide fondamenta che da inizio secolo non accenna a perdere affiatamento, ma anzi vive e prolifera anche grazie a quella consensuale democrazia che solo intelligenti side project (Mutoid Man, All Pigs Must Die) possono fornire.

I Converge sono “kickass music” allo stato puro e con The Dusk In Us, nona fatica per i ragazzacci di Boston a distanza di cinque lunghi anni dal precedente “All We Love We Leave Behind”, confermano le aspettative e rispettano passato, presente e futuro di un sound che definire solo maturo è forse semplicistico data l’ampiezza del ventaglio di soluzioni sonore utilizzate e la saggezza con la quale vengono amalgamate. Non è difatti di primaria importanza se il thrash slayeriano di una Broken By Light, l’incedere hardcore metal classico di una A Single Tear o lo scatto d’ira di Cannibals siano o meno proposti; ma come la fusione di forme porti a un evoluzione nel disco che traccia dopo traccia permette di abbracciare sensazioni differenti e stati d’animo opposti ma connessi.

I Converge continuano a prenderci a calci con rabbia e violenza, padroni di un approccio personale che sebbene rimanga cattivo e ribelle non accenna a perdere di linearità e immediatezza d’ascolto. In “The Dusk In Us” non c’è una vera e propria evoluzione, quanto più un’ottima concretizzazione dell’idea musicale dei quattro nord americani. Le tredici tracce rifuggono continuamente dalla classica forma canzone tra slow e fast tempo, citazioni e autocitazioni, dissonanze e all’occorrenza melodie (Arkhipov Calm è esempio perfetto di questo mix selvaggio), rese magistralmente dal solito impegno di Kurt Ballou in cabina di regia. Chi meglio di lui potrà mai rendere al meglio un sound così autentico?

Due episodi su tutti emergono dal pacchetto e mostrano come il lavoro abbia passato un lungo processo di scrittura: la lunga title track, ballad atipica nella sua costruzione, è un continuo crescendo dalle mai celate tinte post rock pronto a esplodere in un grandioso finale. La conclusiva Reptilian, per chi scrive il pezzo più forte di tutto l’album, è un monumentale sommario di stili e influenze che vanno da doom all’heavy classico ben coadiuvate dal graffio di Bannon. Probabilmente è l’unico esempio di progresso sonoro e forse buona anticipazione di come potrebbero suonare i Converge nell’immediato futuro.

“The Dusk In Us” è legge. È un potere conquistato lentamente ma reso solido e intaccabile dall’umiltà che ha sempre caratterizzato questa band, low profile per estrazione ma incredibilmente concreta. Non sarà espressione del futuro, ma è davvero il meglio che l’hardcore possa ancora proporre nel presente.

(2017, Epitaph / Deathwish)

01 A Single Tear
02 Eye Of The Quarrel
03 Under Duress
04 Arkhipov Calm
05 I Can Tell You About Pain
06 The Dusk In Us
07 Wildlife
08 Murk & Marrow
09 Trigger
10 Broken By Light
11 Cannibals
12 Thousands Of Miles Between Us
13 Reptilian

IN BREVE: 4,5/5

Da sempre convinto che sia il metallo fuso a scorrere nelle sue vene, vive la sua esistenza tra ufficio, videogames, motociclette e occhiali da sole. Piemontese convinto, ama la sua barba più di se stesso. Motto: la vita è troppo breve per ascoltare brutta musica.