Home RECENSIONI Death Cab For Cutie – Narrow Stairs

Death Cab For Cutie – Narrow Stairs

Alti e bassi. I Death Cab For Cutie hanno sempre sofferto di una scocciante discontinuità che li ha inevitabilmente ridimensionati rispetto alla scena indie internazionale. Esempio di questi sbalzi sono stati i due precedenti album “Transatlanticism” e “Plans”, dove quest’ultimo era apparso moscio, soporifero, senza idee ed il precedente, invece, aveva saputo sgomitare tra le uscite del 2003. Oggi con Narrow Stairs si ritorna a volare alto. Potremmo dire anche più alto del solito. Questo è il disco, infatti, migliore dei Death Cab For Cutie. Migliore per intensità, per suoni, per melodie, per rock e per pop. Un album appassionante, succoso, che resiste molto bene all’usura del tempo. Che qualcosa sia cambiata rispetto alla delusione precedente, risulta chiarissimo all’ascoltatore a partire del binomio track 2 e track 3. La prima è I will possess your hearth e per una manciata di secondi non tocca i nove minuti. Il basso in bella mostra ed un pianoforte epico montano un intro per la voce di Ben Gibbard davvero notevole, come notevole è d’altronde l’intero corpus del pezzo: lunga cavalcata umorale. No sunlight, poi, frena con maestria l’andamento con tastiere dolci, violini ed evocazioni. I Death Cab For Cutie si dimostrano qui finissimi cantori della delusione a tinte scure. Hanno una naturale propensione per la melanconia. Ed è in questo senso che brani come You can do better than me (saggio batteristico di cambi di passo), Pity and fear e la hit Long Division scrivono bene le pagine più esplicative del mood scuro della band americana. Un umore che è sempre lì-lì per farsi rabbia e risentimento, una solitudine che si fa (auto) distruttiva e minacciosa. Un ghiaccio che, insomma, diviene man mano che lo si calpesta sempre più sottile e fragile. Se c’è una chiusura ideale che i Death Cab For Cutie potevano scegliere per la loro “stretta scala” è certamente The ice is getting thinner: tortura di rulli, voce urlata al vento, incedere di chitarre, finale incerto. Dunque un disco davvero apprezzabile e speriamo questa volta non isolato. Alti e bassi per i Death Cab For Cutie si diceva in apertura. Godiamoci il buon momento, allora.

(2008, Atlantic)

01 Bixby canyon bridge
02 I will possess your heart
03 No sunlight
04 Cath
05 Talking bird
06 You can do better than me
07 Grapevine fires
08 Your new twin size bed
09 Long division
10 Pity and fear
11 The ice is getting thinner

A cura di Riccardo Marra