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Editors – The Weight Of Your Love

A parlare degli Editors ci vengono sempre in mente, quasi in automatico, gli Interpol. Due band diverse per estrazione (U.K. vs U.S.A.), sì, ma anche molto vicine per fonti d’ispirazione e per l’approccio vocale dei rispettivi leader, Tom Smith da un lato e Paul Banks dall’altro. Ma con un percorso che oseremmo definire inversamente proporzionale: gli Interpol erano partiti alla grande, salvo poi perdersi nei meandri della ripetitività di una formula a dir poco abusata. Gli Editors, invece, avevano iniziato un po’ in sordina, bollati come gli ennesimi revivalisti venuti fuori con un paio di decadi di ritardo.

Ciò che conta, però, è che giunta al quarto lavoro in studio la formazione di base a Birmingham sembra aver finalmente trovato la quadratura del cerchio, alzando ancora di una tacca il valore della propria proposta artistica dopo il già convincente “In This Light And On This Evening” del 2009. E lo fa rimescolando nuovamente le carte e, contemporaneamente, mantenendo un’impronta molto personale che rende gli Editors riconoscibili.

Se il lavoro del 2009 aveva evidenziato un nuovo e ricercato – e anche furbo, aggiungiamo – uso dell’elettronica, in questo The Weight Of Your Love è l’aspetto melodico a venire prepotentemente allo scoperto. Si prenda il singolo di lancio A Ton Of Love, ottimo portabandiera dell’intero lavoro: un brano che s’avvicina davvero tanto agli U2 di fine ’80 (con tanto di desire urlato ripetutamente da Smith), ritornello ficcante e un deciso schiarimento delle sonorità new wave da sempre nelle corde della band. Ed è subito centro al primo tentativo.

A pensarci bene, il controsenso del lavoro è che si tratta di un album essenzialmente chitarristico nonostante l’abbandono di Chris Urbanowicz (uno che aveva sempre avuto un certo peso all’interno degli Editors). C’è un pezzo rock nel vero senso del termine come Hyena e una The Phone Book in cui la sei corde è persino acustica, facendo riecheggiare lo Springsteen riflessivo di “The Ghost Of Tom Joad” (chiamato in causa anche in Nothing). Sugar è l’hit movimentata che ci saremmo aspettati dai vecchi Editors, gancio col recente passato elettronico della band; così come, invece, l’opener The Weight e The Hearted Spider sono il gancio con quello meno recente, più scure e joydivisioniane rispetto al resto.

Dal punto di vista concettuale, poi, l’album non presenta alcun significato recondito o di difficile lettura: parla d’amore, della sua grandezza tanto nel piacere quanto nella sofferenza: What Is The Thing Called Love, piuttosto esplicativa in tal senso, sarà pure tremendamente melensa, ma la realtà è che s’incastona alla perfezione nel mood languido dell’album, con uno Smith in grande spolvero che si fa apprezzare eccome anche nel falsetto. A conti fatti, questo “The Weight Of Your Love” attesta gli Editors in una dimensione easy listening ancor maggiore rispetto anche al revivalismo new wave di un po’ di anni fa che li aveva portati nelle tracklist dei dj-set alternativi in giro per il mondo. Ma siamo sicuri sia un punto a sfavore? A noi non pare affatto.

(2013, Pias)

01 The Weight
02 Sugar
03 A Ton Of Love
04 What Is This Thing Called Love
05 Honesty
06 Nothing
07 Formaldehyde
08 Hyena
09 Two Hearted Spider
10 The Phone Book
11 Bird Of Prey

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