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Eels – End Times

Se il plenilunio scende, il licantropo torna uomo. Se Mark Oliver Everett perde le zanne del lupo (quelle che sfoggiava in “Hombre Lobo”), allora ricomincia a parlare di sé. Se insomma Mr. E doveva spogliarsi di vestiti mostruosi e fiction, non poteva che farlo con un disco profondamente “umano” come End Times, il ritorno degli Eels dopo solo un anno di attesa. E il lavoro per gli Eels è di quelli amari, fatalisti. L’inverno cade gelido, il tempo segna i suoi passi, Everett avverte il momento di passaggio e ci scrive su un piccolo “Nebraska” springsteeniano utilizzandone gli stessi ingredienti. Stacca la spina agli strumenti, innanzi tutto. Il disco è quasi del tutto unplugged ed è evidenza, così, delle sue caldissime corde vocali e dell’estrema qualità nel costruire brevi ma intense porzioni di musica folk. Se il Boss esplorava la miseria quotidiana, Everett va alla scoperta delle sue insofferenze di mezz’età. Fuori dalla finestra un gatto si lamenta e lui muore ogni secondo di più (End Times). Fuori Los Angeles è scura e insensibile e lui ci scrive un blues sui rapporti umani (Paradise Blues). Poi Mr. E parla anche di società in Nowadays, pezzo in cui la presa di coscienza è puntuale. ”Oggigiorno – canta accompagnato da una chitarra e dal soffio di un’armonica – se vai a fare una passeggiata, la gente ti tira la merda addosso solo per uno sguardo che gli hai rivolto”Little Bird o le pianistiche A Line In The DirtThe Beginning, sono viaggi nerissimi nell’animo dell’autore. I Need A Mother parla dell’assenza massacrante di una figura materna che possa consolarlo ”almeno per un secondo”In My Younger DaysOn My Feet sono gocce di pioggia sul tempo e sul dolore. Everett insomma s’aggrappa alle lancette del tempo. La stessa pubblicazione di un disco a un solo anno dal precedente, sembra da parte sua il non voler attendere nulla più del dovuto. C’è un’urgenza espressiva che va assecondata e va fatto subito. Perché i “tempi andati” non tornano, ma certi dischi hanno la capacità di farli risuonare, almeno per qualche secondo in più.

(2010, Vagrant)

01 The Beginning
02 Gone Man
03 In My Younger Days
04 Mansions Of Los Feliz
05 A Line In The Dirt
06 End Times
07 Apple Trees
08 Paradise Blues
09 Nowadays
10 Unhinged
11 High And Lonesome
12 I Need A Mother
13 Little Bird
14 On My Feet

A cura di Riccardo Marra