Home RECENSIONI ITALIA Gentless3 – Speak To The Bones

Gentless3 – Speak To The Bones

Spesso si dimentica che la musica dovrebbe sfoggiare almeno quattro-cinque strati di profondità. Di dischi piatti, purtroppo, siamo costretti a sorbircene ogni giorno, nostro malgrado. I Gentless3 sono diversi in questo. Hanno le unghia sporche di terra, stringono tra le mani una vanga, tirano fuori dal profondo le inquietudini che non fanno paura, quelle che ti raccontano chi sei. Al secondo disco ufficiale, la band ragusana, quindi, torna a sprofondare. Speak To The Bones ci racconta stati d’animo intensi anche se mai netti, anzi sono proprio i chiaroscuri e le sfumature che segnano pezzi come Destination Unknown e V For Vittoria e sono certi suoni atmosferici che tengono in equilibrio canzoni come A New Spell o Letters From A New Form, tutti capitoli di un libro di storie robuste, in carne ed ossa. I Gentless3 sono un gruppo dalle derivazioni americane, ma dal cuore al cento per cento siciliano. Come ottengono questa sintesi? Semplice. C’è un banjo che racconta i Monti Iblei, un blues umido come le strade di Catania, un produttore, Joe Lally, innamorato dell’Italia e ballads nostalgiche a commento di un luogo dall’insuperabile ispirazione. All’immaginario di frontiera aggiungeteci anche l’omaggio pianistico a Elliott Smith e ai viaggi verso il novomondo di Ellis Island… il modo dei Gentless3 di ricucire certe distanze. E poi – sarà che parte del disco è stato registrato al Teatro Coppola occupato di Catania – ma è come se “Speak To The Bones” mettesse in scena in maniera totalmente naturale un momento storico topico per la Sicilia. Una Sicilia dalle pozzanghere sporche, ma dall’incontenibile voglia di ripresa. Miracolosamente in bilico tra la vita e la morte, tra cognizione disperata e inconsolabile e sogno irrazionale di rivincita. Carlo Natoli la canta questa voglia scagliandole tutte le pietre che ha per tenere il diavolo a bada. E non importa se, per farlo, deve smuovere quintali di terra e ficcare le ginocchia in quattro-cinque strati di profondità. E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.

(2012, Viceversa)

01 Speak To My Bones
0
2 Letters From A New Form (Any Minute Now)
0
3 March
0
4 V For Vittoria
0
5 Another Ghost World
0
6 Destinations Unknown
0
7 A New Spell
0
8 Jellyfish
0
9 My Father Moved Through Dooms Of Love
10 Ellis Island (A Ghost Song For Elliott Smith)
11 Cardgame
12 Saved

A cura di Riccardo Marra