Home RECENSIONI Iggy And The Stooges – Ready To Die

Iggy And The Stooges – Ready To Die

Il rock è vivo, il rock è morto, il rock non esiste più, la retromania ci ucciderà tutti, meno male che c’è Jack White che rifà i Led Zeppelin, le nuove leve scopiazzano i ’60/’70/’80, il revival non è citazionismo bensì omaggio. Saranno anche chiacchiere da bar, queste, ma un fondo di verità deve pur esserci se è vero che, anno dopo anno, le uscite più attese restano sempre quelle di quei dinosauri che parteciparono attivamente all’evoluzione del rock per come lo conosciamo. Prendi David Bowie, ritornato quest’anno dopo un silenzio lunghissimo, peraltro con un lavoro di ottima fattura.

Oppure Iggy Pop in compagnia dei sempreverdi Stooges, che si ripresenta anch’egli in questo 2013 con Ready To Die, album che arriva a sei anni di distanza dal precedente “The Weirdness” ma che, formazione alla mano, riporta addirittura indietro a ben quarant’anni fa, a quel “Raw Power” che nel ’73 diede il momentaneo stop alla cavalcata degli alfieri proto-punk. A far le veci di Ron Asheton – scomparso nel 2009 – c’è nuovamente James Williamson alla chitarra, mentre l’ex Minutemen Mike Watt mantiene la sua posizione al basso. E poi ci sono loro: Scott Asheton alla batteria e Iggy a far baldoria, memoria storica di una formazione con ormai quasi mezzo secolo di vita sul groppone.

La domanda pre-ascolto è la seguente: cosa aspettarsi da una band talmente seminale, a così tanti anni dai fasti degli esordi e con alle spalle testimonianze live non propriamente lusinghiere? La risposta viene da sé: nulla di nulla. Ed ecco perché poi, a conti fatti, “Ready To Die” non dispiace affatto. La sincera invettiva contro le armi di Gun, la sardonica Sex And Money (le “reason to live” di Iggy Pop) e la rabbia dell’iniziale Burn o di Dirty Deal mettono in luce una verve incredibilmente giovanile in cui è soprattutto la sei corde di Williamson a splendere di stridore punk (vedi Beat That Guy).

“Ready To Die”, però, non è fatto solo da sferzate rock: ci sono anche un paio di tracce (Unfriendly World e la conclusiva The Departed) prettamente cantautorali, in cui Iggy Pop gioca a fare il Tom Waits della situazione, un po’ com’era accaduto in certi momenti della sua discografia in solitario, nello specifico in alcuni episodi contenuti in “The Idiot”, ad ulteriore dimostrazione di come la voglia di far bene e di non arrendersi all’inesorabile trascorrere del tempo sia ancora fortissima e filtrata attraverso riusciti tentativi di andare oltre i cliché.

Una voglia e una sequela di cliché rock – magari banali – che si riscontrano non solo all’ascolto ma anche alla vista, tanto dei titoli dei brani quanto dell’artwork – magari un po’ trash – dell’album, con Iggy al centro del mirino, imbottito di esplosivo e pronto a saltare in aria. Provocazione genuina o furbissima trovata commerciale, poco importa, perchè “Ready To Die” coglie nel segno e finisce per dare ragione a chi attende spasmodicamente le mosse dei dinosauri del rock, fra i quali il più feroce e aggressivo resta pur sempre il nostro Iggy/T-Rex.

(2013, Fat Possum)

01 Burn
02 Sex And Money
03 Job
04 Gun
05 Unfriendly World
06 Ready To Die
07 DD’s
08 Dirty Deal
09 Beat That Guy
10 The Departed