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Jenny Hval – The Long Sleep

Jenny Hval è un’artista sicuramente mai banale e finora sempre legata in qualche maniera a forme espressive di tipo concettuale (vedi “Blood Bitch”, 2006). Questo nuovo EP intitolato The Long Sleep segna tuttavia una svolta sia sul piano concettuale che compositivo, che si compie con una specie di accondiscendenza a quello che si può definire come flusso di coscienza.

In pratica il tentativo di scoprire una parte di se stessa che finora non aveva mai sviluppato nella sua musica, mostrando una fragilità inedita comunque “sofisticata” (termine probabilmente abusato ma che in questo caso considero adeguato) e di grande qualità sul piano degli arrangiamenti, grazie all’apporto (oltre che del fido Havard Volden) di un cast di musicisti di formazione jazz tra i migliori del panorama attuale norvegese (Kyrre Laastad, Anja Lauvdal, Espen Reinersten, Eivind Lonning) e di un producer scafato come Lasse Marhaug.

Il tema principale del disco si compone su trame sintetiche che sono un compromesso tra una forma di ambient minimalista e jazz futurista. La bellissima e cristallina Spells è forse il pezzo più convenzionale del disco. The Dreamer Is Everyone In Her Dream mantiene un certo stile art pop e costituisce un episodio interessante per il particolare uso della voce, praticamente usata da Jenny come se questa fosse un vero e proprio strumento. Ogni traccia è legata all’altra e ci cala letteralmente in una specie di dimensione onirica, sublimata dalla lunga sessione ambient della title track e che si conclude con lo scorcio sussurrato di I Want To Tell You Something, che essa stessa ci presenta come una dichiarazione di amore senza condizioni.

“The Long Sleep” ha un carattere cinematico e sensibile, lontano da quella forma nostalgica e amara di “lungo addio” che potremmo riferire alla letteratura di Raymond Chandler, così come privo di ogni forma patetica di drammatismo che non sarebbe sicuramente tipica per Jenny che, più che cadere addormentata, qui sembra invece ricostruire l’intero processo del sonno dalla “caduta” fino a una sorta di risveglio primaverile. Ergo, in attesa del prossimo LP il giudizio è provvisorio, ma sicuramente positivo, forse persino sorprendente per chi finora l’ha sempre considerata brava ma anche un po’ troppo “pesante”.

(2018, Sacred Bones)

01 Spells
02 The Dreamer Is Everyone In Her Dream
03 The Long Sleep
04 I Want To Tell You Something

IN BREVE: 3/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.