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K-Branding – Facial

A volte le stupide categorizzazioni del rock (o della musica, piĆ¹ in generale) in mille sottogeneri servono a qualcosa: in particolare, in qualche caso servono a quei geniacci incompresi che scrivono di musica per far capire, a chi si prenda la briga di leggere le loro idiote elucubrazioni, di cosa diavolo stiano parlando. Jazzcore, ad esempio, porta allā€™orecchio dellā€™ascoltatore piĆ¹ navigato la memoria della furia sperimentalista di John Zorn intento a violentare il Re del free jazz. Inutile dire quanto siano stupide queste categorizzazioni, dato che, ad esempio, per questo trio belga non basta assolutamente quale descrizione una noiosa etichetta appioppata da qualche noioso batti-tasti. Vincent Stefanutti (sax e percussioni), SĆ©bastien Schmit (batteria) e GrĆ©gory Duby (basso), infatti, uniscono alle improvvisazioni tipiche del free jazz (ed alla spinta sul pedale della violenza che il buon Zorn promuoveva negli anni ’80) le tipiche atmosfere plumbee degli Swans e le sperimentazioni noise quasi dadaiste e con pretese artistiche dei Throbbing Gristle (pretese spesso supportate dalla perfetta riuscita dellā€™esperimento). Inutile dire che non ĆØ un gruppo per tutti: chi ĆØ abituato alle performance soporifere del buon Chris Martin o alla spocchia senza sugo del Bono Vox attuale, di certo storcerĆ  il naso a sentire la furia tribale dei nostri, propiziata dalla maschera (africana?) che campeggia sulla copertina di questā€™esordio discografico, ed al rumorismo del quale, sono sicuro, i nostri eroi fiamminghi saranno fieri. Ma, ragazzi miei, la vita non ĆØ fatta di soli Led Zeppelin, e qualche volta ĆØ piacevole concedersi il lusso di cedere alle lusinghe dellā€™arte, soprattutto quando questā€™arte non assume la forma delle imbecilli opere alle quali ci hanno abituato i Sonic Youth di questi tempi (quelli della serie SYR, per capirci). I K-Branding sono arte, sono sperimentazione, ed in quanto tali a volte sono un poā€™ difficili da ā€œcogliereā€. CiĆ² non toglie che, a chi abbia ilĀ minimum standard di fegato per rischiarne lā€™ascolto, daranno notevoli soddisfazioni.

(2009, Humpty Dumpty)

01 Nubian Heat
02 LƤndler
03 Antisolar Point
04 Curse Of Small Faces
05 Nieu-Latyn
06 Reazione A Catena
07 Africanurse
08 Der Morgen Kommt
09 Triptych Part Two
10 Take Your Hat Off

A cura di Nicola Corsaro