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Korn – The Paradigm Shift

theparadigmshiftChiunque abbia quaranta minuti della propria esistenza da buttare nel cesso, consapevole di impoverirsi come essere umano una volta terminata l’esperienza, può ascoltare il nuovo album dei Korn. Sbandierato come il come-back alla formazione (quasi) originale, dato che all’ovile è tornato Brian “Head” Welch (ma non David Silveria) dopo essere stato accecato dalla fede cristiana sulla via di Damasco e aver tentato una carriera solista dai risultati che definire patetici è eccedere col garbo e le buone maniere, The Paradigm Shift aggrava la posizione di uno dei gruppi più meritatamente dileggiati dell’ultimo decennio.

Dal 1999 a oggi, salvando mezzo “Untouchables”, i Korn si sono resi responsabili di nefandezze ai limiti del buon costume: l’MTV Unplugged, neanche buono come sostegno per il tavolino che dondola; “Remember Who You Are”, smidollato come poco altro in giro; i paraculissimi esperimenti con la dubstep di “The Path Of Totality”. Immaginate quindi quanto sia tutto finto e ostentato in “The Paradigm Shift”, raccolta di canzonette pop sotto mentite spoglie. Il brano più sincero è Never Never, ovvero quello dove le chitarre sono ammorbidite e se ne stanno sullo sfondo.

In verità argomentare il nulla cosmico di queste undici tracce mi è arduo, sembra che voglia accanirmi gratuitamente. Ma non trovo alcuna ragione secondo cui canzoni come Punishment Time, Love & Meth, What We Do debbano esistere. Non sono buone per il rock, non vanno bene per il metal, sono scoria pure per il pop.

Jonathan Davies non forgia una melodia decente, le chitarre di Head e Munky riciclano morbosamente e malamente i soliti giri di sempre senza anima e senza muscoli, il basso di Fieldy è latitante da dieci anni, non è stato rintracciato nemmeno stavolta. E quindi? Mi viene solo da dire che i rimandi a qualcosa di “Issues” (“No Way”, per l’esattezza) nel refrain di Mass Hysteria mi fanno tenerezza. Unica nota positiva: ci sono meno “fuck” del solito nei testi. L’adolescenza finisce per tutti, prima o poi. O quasi.

(2013, Caroline / Prospect Park)

01 Prey For Me
02 Love & Meth
03 What We Do
04 Spike In My Veins
05 Mass Hysteria
06 Paranoid And Aroused
07 Never Never
08 Punishment Time
09 Lullaby For A Sadist
10 Victimized
11 It’s All Wrong