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LCD Soundsystem – American Dream

Talvolta le casualità fanno impressione: il giorno in cui mi avvicino per la prima volta all’ascolto di American Dream, nuovo album degli LCD Soundsystem, è lo stesso in cui Trump ha deciso di abrogare il piano denominato Dreamers, progetto voluto dal suo predecessore Obama per i giovani immigrati in attesa d’un permesso lavorativo, scelta che potrebbe portare all’espulsione di migliaia di persone dagli Stati Uniti.

Che poi la tematica scelta dal leader della band James Murphy sia la descrizione della depressione che ha vissuto personalmente in questi anni, più che la decadenza della solidarietà e della convivenza negli USA, fa giungere comunque alla stessa conclusione: stiamo vivendo in un periodo di merda, sia sul piano collettivo che personale. Sono passati sei anni dal concerto “d’addio” al Madison Square Garden di New York alla fine del tour promozionale di “This Is Happening” e dal ritiro (momentaneo, possiamo dire ormai) del nome LCD Soundsytem. Nel frattempo, Murphy ha prodotto “Reflektor” degli Arcade Fire e collaborato al testamento sonoro di David Bowie, “Black Star”: è proprio il Duca Bianco, come ha raccontato Murphy in un’intervista, ad averlo esortato a rimettere su la band e affrontare in un nuovo album i suoi demoni legati a depressione, al sentirsi vecchio, all’ansia da palcoscenico e la dura vita in tour che lo stava letteralmente per ammazzare.

Ecco che così arriva ad inizio Settembre 2017 “American Dream”, quarto album in studio pubblicato dalla Columbia. Il disco s’apre con Oh Baby, che suona come una moderna “Baba O’Riley” degli Who filtrata da anni di elettronica e post punk malinconico. Torna di prepotenza il 2007 di Netlog, Myspace e soprattutto di quel discone che è “Sound Of Silver” nelle tracce Other Voices e Tonite, supportate da synth pulsanti e prepotenti (uno dei marchi di fabbrica della band newyorkese), che fanno balzare alla mente quelli di “Get Innocuous!”, pezzo che apriva la tracklist appunto del secondo album “Sound Of Silver”.

Questo disco si dilata con epicità e noncuranza fino a raggiungere più di un’ora di timing (con il picco dei 12 minuti dell’ultima traccia Black Screen), minutaggio cui le nostre orecchie atrofizzate non sono più tanto abituate. Nonostante ciò, scorre senza noia e recriminazioni il mix di provocatorio spoken word, ballabili pulsazioni new wave e momenti più raccolti, come il valzer elettronico della fantastica title track American Dream, canzone che narra delle tristi riflessioni di un uomo appena svegliatosi dopo una notte passata a calarsi acidi.

Forse l’unica pecca che inficia il giudizio di una simile opera è che gli LCD Soundsystem nell’immaginario collettivo ormai appartengo a una fase musicale passata (anche alla luce di alcuni recenti fatti che parlano tristemente da sé) e che saranno quindi ricordati per i grandiosi lavori dance punk della prima decade del 2000, così come ora ricordiamo, facendo un paragone forse azzardato, un gruppo come i Deep Purple per i dischi degli anni ’70 e non per cose da loro pubblicate negli ultimi due decenni.

Ma, come si diceva, non stiamo vivendo in un’epoca storica particolarmente rosea, sotto i più svariati punti di vista. Così come ci serve urgentemente una politica meno razzista e politici abili, abbiamo anche bisogno come il pane di grandi artisti e di dischi che facciano sognare, riflettere e ballare: “American Dream” è senza alcun dubbio uno di questi. James Murphy, abbiamo ancora bisogno di te.

(2017, DFA / Columbia)

01 Oh Baby
02 Other Voices
03 I Used To
04 Change Yr Mind
05 How Do You Sleep?
06 Tonite
07 Call The Police
08 American Dream
09 Emotional Haircut
10 Black Screen

IN BREVE: 4/5