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Melvins – A Walk With Love & Death

Non ci si annoia mai da fan dei Melvins. In continuo movimento, alla continua ricerca di approcci diversi, da 30 anni a questa parte. Certo, non conviene molto affezionarsi ad una line-up specifica, perché il costante rinnovamento comporta che chiunque, fatta eccezione per il dinamico duo Buzz/Dale Crover, sia di passaggio; ergo, se qualcuno fosse in attesa del seguito di “The Bride Screamed Murder”, ultimo epico capitolo dell’unione tra Melvins e Big Business, sia chiaro che non ha capito molto del gruppo di Montesano, WA.

Dopo progetti di varia, varissima fattura (tra i quali ricordiamo i Melvins Lite con Trevor Dunn, uno strampalato ma eccellente album di cover con largo cast di ospiti, una reunion col vecchio batterista e Dale Crover inusualmente al basso, un album con due dei Butthole Surfers, un album con un bassista diverso per canzone) che potrebbero suonare come mere gimmick se non venissero da loro, questo A Walk With Love & Death è certamente – almeno per metà – meno insolito: un set di canzoni melvinsiane di più o meno classica fattura (“Death”) accompagnato da un secondo CD (“Love”) che fa da colonna sonora ad un assurdo corto di Jesse Nieminem.

Questa infernale colonna sonora è disturbante almeno quanto lo sarà probabilmente il film di Nieminem (non abbiamo avuto, purtroppo, l’onore di vederlo, ma il trailer dovrebbe essere indicazione sufficiente) ed è il miglior prodotto sperimentale mai azzardato dai nostri, meglio di “Prick” o di “Colossuss Of Destiny” (riguardo al quale Mark Prindle, noto critico underground americano, chiese a Buzz Osbourne: “What’s the deal with these CDs where it just seems like you’re trying to screw me?”), infernale, disturbante, rumoroso. Difficile consigliare l’ascolto di un qualunque pezzo tratto da questo lavoro dei nostri; Dale Crover lo ha descritto come un “giant, dark, moody, psychotic head trip” e non ci sentiamo di dargli torto. Difficile da descrivere, difficile da ascoltare ma, nonostante ciò, una chicca rumoristica sperimentale che pochi gruppi di questa caratura si azzarderebbero a pubblicare.

Veniamo a quello che è il clou, ovvero “Death”, definibile a tutti gli effetti il nuovo album dei Melvins, che vede i nostri in forma devastante, coadiuvati da Steven McDonald al basso (ex Red Kross, seminale gruppo power pop californiano) e con alcuni ospiti di lusso come Joey Santiago dei Pixies, Teri Gender Bender (già col magico duo nel progetto Crystal Fairy) e Anna Waronker dei That Dog. “Death” è forse il più solido dei dischi melvinsiani dai tempi di “Nude With Boots” e presenta una varietà sonora – sempre nel reame metallico indefinibile nel quale viaggiano i nostri – molto ampia: l’apripista Black Heath richiama le sonorità più soft di “The Bootlicker”, mentre Sober-delic unisce psichedelia, sludge e Zeppelin mentre, ancora, Euthanasia spinge sul pedale dello stoner/doom come ai gran bei vecchi tempi.

Non mancano divagazioni piú soft come Cactus Party o suoni piú sperimentali come in Cardboa Negro, ma il trait d’union del disco è una sorta di compilation di tutto ciò che ha funzionato nella carriera, unificato in un suono nuovo, ancora miracolosamente fresco dopo essere sopravvissuto all’hardcore, al grunge vero, al grunge degli imitatori, al contratto con la major, al nuovo millennio, alla rete e allo streaming.

“A Walk With Love & Death” difficilmente gli procurerà nuovi fan (non foss’altro per l’infernale viaggio del secondo disco), ma è un altro, ennesimo album eccellente di questa formazione che non ha mai accennato a un singolo compromesso e che, con buona pace di fan, detrattori, stampa e pubblico pagante, continua a fare semplicemente il cazzo che gli pare nella miglior maniera possibile.

(2017, Ipecac)

Death
01 Black Hearth
02 Sober-delic (Acid Only)
03 Euthanasia
04 What’s Wrong With You?
05 Edgar The Elephant
06 Christ Hammer
07 Flaming Creature
08 Cactus Party
09 Cardboa Negro

Love
01 Aim High
02 Queen Powder Party
03 Street Level St. Paul
04 The Hidden Joice
05 Give It To Me
06 Chicken Butt
07 Eat Yourself Out
08 Scooba
09 Halfway To The Bakersfield Mall
10 Pacoima Normal
11 Park Head
12 T-Burg
13 Track Star
14 The Asshole Bastard

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.