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Mogwai – Every Country’s Sun

Tra quelli che fanno musica pressoché interamente strumentale i Mogwai sono stati fra i pochi che, nel corso di una carriera ormai ventennale, sono riusciti a dare un’impronta talmente personale da giustificare quasi un marchio registrato. Tutto ciò nonostante non abbiano mai ripetuto pedissequamente lo stesso canovaccio per più di un disco, aggiungendo e/o sottraendo sempre qualcosa alla loro proposta, al contrario anche di altri blasonati colleghi di genere.

Sarà per questo, quindi, che Every Country’s Sun lo accogliamo piuttosto tiepidamente, proprio perché del costante sguardo al futuro della formazione scozzese c’è qui solo una flebile traccia. L’album, piuttosto che tracciare un sentiero netto e indicare all’ascoltatore quale strada seguire, mostra una natura compilativa che accavalla e accosta l’una a l’altra le varie anime dei Mogwai: da quella cinematica più recente che paga pegno alle soundtrack realizzate dalla band (Brain Sweeties, aka 47) a quella shoegaze che risente dell’avventura di Stuart Braithwaite con i Minor Victories (Party In The Dark); dal piglio heavy degli episodi più nervosi della loro discografia (Battered At A Scramble) alla perfetta realizzazione di tracce post-pop-rock culminata nel 2008 con “The Hawk Is Hawling” (Old Poisons); dai climax della casa (Every Country’s Sun) alle progressioni emotive spaccacuore (1000 Foot Face).

E dove sta l’elettronica, ultima incarnazione in ordine di tempo dei Mogwai? C’è, ma in secondo piano: “Every Country’s Sun” è un album decisamente più chitarristico di “Rave Tapes” (2014), ulteriore segnale di un passo indietro a pescare nel mare magnum di suoni e proiezioni di cui consta la discografia della band. La capacità di tessere trame perfette, con asperità e rotondità che finiscono per annullarsi all’interno dello stesso brano, resta sempre peculiarità distintiva dei Mogwai, ma stavolta nell’arrivare al risultato ci mettono – almeno apparentemente – un po’ più mestiere che istintività.

Valutazione negativa per il disco, dunque? No, affatto, ce ne fossero di atmosfere e chitarre affilate del genere, di viaggi iperuranici e lente decompressioni come solo questi scozzesi sanno fare. Semplicemente, “Every Country’s Sun” è un album che non lascia a bocca aperta, che concede poco (diciamo pure nessuno) spazio alle sorprese e che ad ogni passaggio suona fin troppo Mogwai per essere un lavoro dei Mogwai per come li abbiamo conosciuti.

(2017, Rock Action / Temporary Residence)

01 Coolverine
02 Party In The Dark
03 Brain Sweeties
04 Crossing The Road Material
05 aka 47
06 20 Size
07 1000 Foot Face
08 Don’t Believe The Fife
09 Battered At The Scramble
10 Old Poisons
11 Every Country’s Sun

IN BREVE: 3/5