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Mount Eerie – Now Only

Ci si ricorderà di “A Crow Looked At Me” (2017) e Now Only come di un unico grande album diviso in due parti. E di Phil Elverum, in arte Mount Eerie, come d’un cantautore riuscito in maniera elegantissima a mettere in musica e parole uno strazio ineguagliabile.

Uscita in modo abbastanza improvviso, ad appena un anno dal magnifico predecessore, l’opera insiste nel resoconto di una quotidianità mutilata dalla scomparsa della moglie del songwriter, Geneviève Castrée, immediatamente protagonista – chiamata per nome – dei primi versi della splendida Tintin In Tibet: “I sing to you / I sing to you, Geneviève / I sing to you / You don’t exist / I sing to you though / When I address you, who am I talking to? / Standing in the front yard like an open wound / Repeating ‘I love you’, to who?”. Ancora una volta, comprensibilmente, non è possibile ascoltare il disco senza leggerlo: non sarebbe la fruizione corretta, perché non è il modo in cui è stato concepito. La lunghissima Distortion, che prova a ruggire in avvio, rientra presto nei ranghi di uno scarnissimo folk fiume – tragicamente irredimibile.

Nella successiva title track, tuttavia, la personalissima desolazione del lutto si abbandona quasi a un abbraccio collettivo nei confronti dell’umanità – o meglio, di chiunque abbia subito una perdita. È un brano indimenticabile, Now Only, del quale vale la pena riportare almeno un paio di citazioni. L’inizio, anzitutto: “I remember looking around the hospital waiting room / Full of people all absorbed in their own personal catastrophes / All reading books like ‘Being Mortal’, all with a look in their eyes / And I remember feeling like, ‘No, no one can understand’ / ‘No, my devastation is unique’”. E poi il ritornello scanzonato, pop, quasi – verrebbe da dire – leggero nella sua piumatissima melodia, in chiara antitesi con le liriche: “But people get cancer and die / People get hit by trucks and die / People just living their lives / Get erased for no reason with the rest of us watching from the side”.

Il dittico con Earth completa il momento migliore dell’LP, quello cioè in cui la spoken poetry imperturbabile di Elverum sposa la migliore costruzione sonora, meno asciutta ma per niente stonata, in eccesso. “Equilibrio” è la parola chiave: lo stesso cui l’artista anela, diviso tra l’impossibilità di andare avanti in questo modo e il desiderio di non smettere di pensare alla moglie perduta.

Two Paintings By Nikolai Astrup è un altro momento chiave, un’altra piccola gemma – anche se sfiora i dieci minuti – dedicata in un certo senso al pittore norvegese. La prima metà della traccia è la più struggente e riuscita, l’attenta osservazione del dipinto “Midsummer Eve Bonfire” in cui Mount Eerie si proietta in uno dei personaggi: una donna sullo sfondo, con lo sguardo sconfitto e il ventre gravido, che non riesce a condividere la gioia dei festeggiamenti intorno.

Crow, Pt. 2 – chiaro completamento dell’omonima canzone presente in “A Crow Looked At Me” – mette fine, chissà se definitivamente, alle nuove pagine di diario qui in oggetto. Pagine che, per il secondo tempo in due anni, non tradiscono il Walt Whitman citato in copertina e mostrano un’anima perfettamente composta, nella propria regale dignità, dinanzi al più dilaniante degli universi possibili in vita.

(2018, P.W. Elverum & Sun)

01 Tintin In Tibet
02 Distortion
03 Now Only
04 Earth
05 Two Paintings By Nikolai Astrup
06 Crow, Pt. 2

IN BREVE: 4/5