Home RECENSIONI Mumford & Sons – Sigh No More

Mumford & Sons – Sigh No More

Arrivano sempre quando il tempo pare finito, i capolavori. Come un gol all’ultimo minuto. Come l’illuminazione poetica. Chi vi scrive non riesce a liberarsi di questo pensiero, nell’ascolto di Sigh No More dei Mumford And Sons. Perché è un disco che, metterlo in circolo, significa ripensare a tutte le classifiche del meglio del 2009 e cestinarle per ricominciare da zero. Perché solo pochi album riescono, come una dialisi, a cambiare il sangue di chi ascolta. Perché solo i gioielli veri emanano un suono davvero pieno, in grado di popolare pareti con fiotti di colore. I Mumford lo fanno con tinte folk, con cavalcate di passione campestre, miti remoti, memoria e radici. Qualcuno alzerà la mano e dirà bluegrass, dirà lande americane. E invece no. Marcus Mumford, Winston Marshall, Ben Lovett, Ted Dwane, vengono da Londra, dalla buia e piovosa Londra. Lontani, dunque, dalla terra in cui certa musica fatta di terra, fango, geografie, cieli è cresciuta e s’è moltiplicata molto tempo fa. I Mumford costruiscono dodici brani elettroacustici, portati al firmamento da un coro di voci paganamente religiose, con una strumentazione ricchissima di elementi: dal banjo al pianoforte, dagli strumenti acustici a quelli elettrizzati, dai fiati all’organo. La voce del “padre” del progetto, Mumford, è roca al punto giusto sia quando racconta la memorabile galoppata di Little Lion Man (da scaricare immediatamente e a scatola chiusa), sia quando si distende nella filastrocca The Cave. Poi si fa sorreggere anche dal muro gospel (Roll Away Your Stone). “Sigh No More”, così, è un disco che mette in moto entusiasmo e ripara dal freddo. Lo dice il suo titolo (“Mai più sospiri”), lo dice un pezzo come Winter Winds (“Come il vento ripulisce Londra con cuori solitari, così il calore nei tuoi occhi mi spazza tra le tue braccia”), lo dice una certa ebbrezza di luce e buoni sentimenti. E se c’è una cosa che inoltre piace assai di questo quartetto inglese, è l’ironia. Prendete la copertina del disco: la schiera è quella solita delle case inglesi. Davanti al marciapiede, la vetrina di un negozio mostra Mumford, Marshall, Lovett e Dwane in esposizione. In vendita. Come a dire: siamo qui, vi accorgerete di noi? Vale la pena portarci a casa vostra, potremmo cambiare la vostra giornata. O quantomeno colorarla un po’.

(2009, Island)

01 Sigh No More
02 The Cave
03 Winter Winds
04 Roll Away Your Stone
05 White Blank Page
06 I Gave You All
07 Little Lion Man
08 Timshel
09 Thistle & Weeds
10 Awake My Soul
11 Dust Bowl Dance
12 After The Storm

A cura di Riccardo Marra