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Nadine Shah – Fast Food

fastfoodC’era grande attesa per il ritorno di Nadine Shah, chiamata a confermarsi a due anni da “Love Your Dum And Mad”, esordio di rara eccellenza passato pressoché inosservato dalle nostre parti. Dotata di una voce espressiva e cangiante grazie a un costante uso del vibrato, nella sua opera prima la Shah ha mostrato grandi doti compositive personalizzando la lezione di PJ Harvey e Jarboe, sue più dirette antenate musicali. Il risultato è stato un album complesso e duro, con testi intrisi di una forte tensione emotiva in cui l’artista britannica faceva i conti con un passato familiare turbolento e doloroso.

Con Fast Food Nadine prosegue la sua indagine introspettiva e codifica definitivamente la sua cifra stilistica. Lavora di sottrazione negli arrangiamenti, molto asciutti e ispidi, non alza mai il volume, non ricorre ad alcuna violenza sonora, la sua è pura pressione psicologica che si proietta da un palcoscenico in cui marionette dal ghigno crudele si alternano a spettri che imperversano strisciando per tutta la scena. A dispetto del rosso acceso della copertina, “Fast Food” è un album ricco di tenebre.

L’uno-due iniziale toglie il respiro, sarà per il dolore lancinante della title track, che esordisce con un refrain di spoglia bellezza, o sarà per le chitarre taglienti di Fool, fatto sta che è pari alla partenza dell’esordio in quanto a intensità emotiva.

La Shah poi s’inabissa tra ballad visionarie come nella suprema poesia di Matador o Divided, che sfiora lo spirito del Jeff Buckley più intimista, o ancora l’umbratile ninna nanna di Nothing Else To Do, i languidi sussulti di Big Hands e le rifrazioni luccicanti di Stealing Cars, tutte composizioni che riescono a toccare corde profonde dell’anima, così come la finale Living, dal forte appeal cinematografico.

Con un taglio che attraversa rock e cantautorato, Nadine Shah fuga ogni dubbio sulle sue indiscusse capacità, imponendosi adesso come nome di punta del giro delle regine del palco capitanato da Anna Calvi. A fine anno ci ricorderemo di questo disco.

(2015, Apollo)

01 Fast Food
02 Fool
03 Matador
04 Divided
05 Nothing Else To Do
06 Stealing Cars
07 Washed Up
08 The Gin One
09 Big Hands
10 Living

IN BREVE: 4/5