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Nine Inch Nails – Add Violence EP

Quando sullo scadere del 2016 era uscito “Not The Actual Events”, Trent Reznor aveva detto che per il 2017 avremmo dovuto aspettarci altri due lavori dei Nine Inch Nails. L’annuncio era passato un po’ in sordina, magari dimenticato dai più, ma da queste parti ricordiamo eccome quando Reznor fa una promessa. Dunque la notizia, arrivata poche settimana fa, che quello era solo il primo di una trilogia di EP che verrà ultimata quest’anno, non ci aveva colti troppo di sorpresa.

“Not The Actual Events” aveva segnato un certo ritorno dei Nine Inch Nails ai graffi di un passato in orbita “Year Zero”, abbastanza lontano tanto da “Hesitation Marks” (2013) quanto dal resto della produzione di Reznor in coppia con Atticus Ross, nuovo ingresso in pianta stabile nella formazione della band. La traccia d’apertura – e prima anticipazione – di Add Violence pare tornare sui suoi passi: Less Than, infatti, ha quell’indole pop che Reznor ha tirato raramente fuori ma che quando ciò è avvenuto ha fatto sobbalzare dalla sedia. È anni Ottanta fino al midollo il pezzo, vicino per realizzazione a una “Copy Of A” (dall’album del 2013) e per concetto all’esordio “Pretty Hate Machine”, datato per l’appunto 1989.

Ma è un fuoco di paglia, l’EP cambia subito registro: The Lovers ha i crismi di un trip hop liquido e ripulito dal fumo, su un tappeto di beat martellanti; This Isn’t A Place invece il fumo lo mantiene, con Reznor che ci mette oltre due minuti a inserire la voce su strati sintetici assimilabili a più di un passaggio del cinematico “Ghosts I-IV” (2008); Not Anymore riprende invece in mano gli sferragliamenti della casa e la strumentazione analogica sembra per un attimo avere il sopravvento su quella digitale.

Infine The Background World: quasi dodici minuti di ossessione digitalizzata che sono una “The Great Below” che non esplode mai, in cui Reznor non alza i toni ma si fa assorbire dal crescendo ritmico, con più di metà brano che dal quinto minuto in poi è rumorismo allo stato puro, in perfetto (ma qui annacquato) stile Nine Inch Nails.

Come sempre quando si tratta della creatura di Mr. Self Destruct, è complicato comprendere appieno dove si stia andando a parare prima di avere un quadro d’insieme. Ma alla luce del materiale sonoro proposto nei due EP finora pubblicati e degli indizi sparsi e rivelati dallo stesso Reznor riguardo il collegamento con “Year Zero” (nell’artwork di “Add Violence” compare un riferimento al 2022, anno in cui è ambientato il disco del 2007), c’è da credere che allo scoccare del terzo EP potremmo rimanerci di nuovo.

(2017, The Null Corporation)

01 Less Than
02 The Lovers
03 This Isn’t The Place
04 Not Anymore
05 The Background World

IN BREVE: 3,5/5