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Palehound – Dry Food

dryfoodC’è tanto amore bistrattato in questo Dry Food, debutto della ventunenne bostoniana Ellen Kempner aka Palehound (chitarrista e sottile poetessa della vita a ping pong), sì amore in tutte le salse ma mai con l’asticella del buonumore sopra la sufficienza, uno di quei dischi che si sfoga, scazza, sclera e poi ritorna a posto come se nulla fosse successo, e per questo un bel disco da possedere come salvacondotto per ore spigolose e contro tutti.

Dal carattere folk lo-fi maculato di indie pop di Molly, l’album ha una scrittura sorprendente che ad ogni ascolto ti entra sottopelle come un batterio buonista, otto tracce dall’incedere calmo/nervoso che attraggono come una massa magnetica che culla in Seekonk, strapazza in Cushioned Caging e coccola in Easy, e lo fa a ripetizione fintanto che atmosfere e languori entrano in confidenza estrema con l’orecchio.

Trovano posto – a tratti – trasporti psichedelici come in Healthier Folk, ma principalmente è un puro distillato intimo, penetrante di urgenza espressiva, materia in cui l’artista americana sguazza a piacimento tanto da accreditarsi artisticamente in un qualcosa di, se non radicalmente nuovo, certamente molto vicino.

(2015, Exploding In Sound)

01 Molly
02 Healthier Folk
03 Easy
04 Cinnamon
05 Dry Food
06 Dixie
07 Cushioned Caging
08 Seekonk

IN BREVE: 4/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.