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Paul Simon – So Beautiful Or So What

A man walks down the street, porta gli auricolari alle orecchie, preme il tasto play del lettore mp3. Pochi secondi di intro, un riff di chitarra (rigorosamente acustica, per di più slide) ed ecco la voce. Quella voce. Sempre la stessa da quasi cinquant’anni, immutata, immutabile; come per una strana magia, o stregoneria, se non fosse che l’aura diabolica si addice davvero poco al soggetto. Nonostante si tratti di una rockstar, e una delle più famose di sempre, per giunta.  Eccolo lì, il buon Paul Simon, a quarant’anni dallo scioglimento (ufficiale, ma si sono susseguite nel tempo numerose reunion) di uno dei sodalizi più noti che la storia recente ricordi: Simon & Garfunkel come Lennon & McCartney, Leiber & Stoller, Stanlio & Ollio, Tom & Jerry (che curiosamente era proprio il nome che i due avevano adottato nei primi anni ’60, quando suonavano per pochi spiccioli nei cafè del Greenwich Village). Eccolo lì, il buon Paul Simon, a settant’anni (ben) suonati, con quel visino dolce e la corporatura esile da folletto, intento a cavar fuori dalla sua chitarra riff indimenticabili, per ricamarci sopra quelle melodie delicate, cristalline che sono il suo marchio di fabbrica. E poi quella voce, che da un momento all’altro ti aspetti che canti “hello darkness my old friend”. No, neanche in questo So Beautiful Or So What troverete un’altra “The Sound Of Silence”. Non troverete “Mrs. Robinson”, né “The Boxer”. E non troverete neanche la ricerca sonora di “Graceland”, né quella ritmica di “The Rhythm Of The Saints”, assoluti capolavori della cosiddetta world music, che esploravano territori nuovi per il rock, rispettivamente la musica del Sudafrica e quella dei nativi americani. “So Beautiful Or So What” è un disco di folk-rock d’autore, d’annata ma di gran classe, spolverato dalla produzione di Phil Ramone, che aveva già lavorato con Simon per “Still Crazy After All These Years”. E così, fin dalla prima canzone (e primo singolo) Getting Ready For Christmas Day, i suoni scarni tipici del folk (tra parentesi, il riff della title-track è quasi un plagio di quello di “Mrs. Robinson”) si arricchiscono di effetti, di chitarre trattate e soprattutto del campionamento di un sermone del reverendo Gates, risalente al 1941, che dà il titolo al pezzo. Non mancano ovviamente rimandi ai due album “etnici”: le percussioni indiane e africane in Dazzling Blue e i cori gospel riecheggiano alcuni passaggi di “Graceland”.  La scrittura di Simon è come sempre molto curata; la sua è una poesia delicata, semplice, fatta di piccole cose, di immagini e storie dell’America della middle-class, che talvolta arriva a toccare temi più alti, come la guerra (l’Iraq è evocato fin dalla prima traccia) e il rapporto con Dio, che ricorre in più di un brano. Paul Simon ha sempre avuto la capacità di creare musiche che si lasciano ascoltare con leggerezza. I suoni, le melodie fluiscono con incredibile facilità. “So Beautiful Or So What” è un disco contemplativo, spirituale, che sembra ammirare e restituire dai testi e dalle musiche l’armonia e la serenità di un uomo in pace col mondo. E forse proprio questo è sempre stato il limite di Paul Simon: le sue melodie (troppo) perfette, (troppo) cristalline, non riescono mai a restituire la dissonanza, il caos, la cattiveria che fa comunque parte dell’uomo e del mondo, rischiando di non riuscire mai a vedere le cose davvero in profondità. In definitiva, “So Beautiful Or So What” è un buon disco, piacevole, senza grosse sorprese, registrato con talento, gran classe e un pizzico di maniera da un mostro sacro del rock. Il disco che ti aspetti da Paul Simon nel 2011.

(2011, Hear Music)

01 Getting Ready For Christmas Day
02 The Afterlife
03 Dazzling Blue
04 Rewrite
05 Love And Hard Times
06 Love Is Eternal Sacred Light
07 Amulet
08 Questions For The Angels
09 Love And Blessings
10 So Beautiful Or So What

A cura di Emanuele Mochi