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Pet Shop Boys – Hotspot

La storia contemporanea ci insegna che la parabola dei Pet Shop Boys è davvero straordinaria: 70 milioni di album venduti in tutto il mondo; 40 singoli nella Top 20 del Regno Unito, 3 Brit Award, 8 nomination ai Grammy, un Guinness World Record che li fa rientrare tra i quattro dance act più importanti del mondo (Madonna, Michael Jackson e Donna Summer, qualora vi foste chiesti chi fossero gli altri tre). Necessari e speculari, melodie e linee di basso, accordi e testi, Neil Tennant e Chris Lowe si completano da quarant’anni senza mai sovrapporsi.

La risposta al perché siano riusciti a non cadere mai nelle braccia del demone della fase calante, dei litigi, è riassumibile in una frase talmente minuscola da comprendere tre sole parole: mancanza di ego. Sarà forse questa stessa umile democrazia che dopo “Electric” (2013) e “Super” (2016) non consente a Hotspot di funzionare a dovere, terzo album che completa la trilogia di Stuart Price.

Forse si fa prima a dire cosa funziona: Monkey Business, anche se contornato da troppi richiami a Daft Punk e Nile Rodgers, ha un bel groove, giocoso ma assai professionale. Funziona il titolo: “Hotspot” ha molteplici significanti, punto di connessione alla rete internet, centro di prima accoglienza per migranti, ma per il duo inglese hotspot è Berlino, punto nevralgico durante gli anni della guerra fredda. Non funziona però come dovrebbe il matrimonio con gli Hansa Studios, sarà perché il solo pensiero rimanda a pietre miliari della storia della musica mondiale.

E allora, tolti Will-o-the-Wisp, Dreamland in coppia con il trio elettronico Years & Years e Monkey Business, tutte le altre tracce, a partire da You Are The One, passando per Hoping From A Miracle e finendo con Only The Dark, virano nel territorio stucchevole delle semi-ballad dal potere radiofonico. Un velo pietoso su Wedding In Berlin, con il sample della marcia nuziale di Mendelssohn: vi basti sapere che, se mai esistesse un Guinness World Record per questa categoria, il duo inglese si aggiudicherebbe il record come closening track più brutta del mondo.

(2020, x2 Recordings Ltd)

01 Will-o-the-Wisp
02 You Are the One
03 Happy People
04 Dreamland (feat. Years & Years)
05 Hoping For A Miracle
06 I Don’t Wanna
07 Monkey Business
08 Only The Dark
09 Burning The Heather
10 Wedding In Berlin

IN BREVE: 2/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.