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Placebo – B3

Cosa ti aspetti dai Placebo? Ormai, alla vigilia del settimo disco, che facciano semplicemente il loro lavoro “da Placebo”, nel bene e nel male. Questo ep non fa altro che riconfermare ancora una volta il sound ultra collaudato del trio inglese, che però pare finalmente evoluto con gli ultimi due lavori, ovvero “Battle For The Sun” e l’ep di cui sotto, B3. Il cambiamento sembra coincidere quindi con l’ingresso di Steve Forrest nell’ensemble londinese, batterista con un groove diverso e più imponente rispetto a Steve Hewitt, ma non per questo necessariamente migliore. Inoltre, il sempre più smodato uso di elettronica comincia ad essere un tratto distintivo del sound del nuovo percorso dei Placebo, figlio dei tempi o di una naturale evoluzione artistica. Così, l’ep “B3” esce a tre anni dall’ultimo lavoro in studio ufficiale dei Placebo, disco accolto tiepidamente da fan e critica a causa del cambiamento sonoro di cui si parlava in apertura. “B3” nasce per placare le bocche affamate del pubblico dei Placebo e contiene cinque brani che segnano probabilmente un’evoluzione e un assaggio verso quello che sarà il settimo disco in studio. Il disco apre le danze con B3, singolo già pubblicato il 14 Settembre che sembra porre un ponte immaginario tra la storia recente dei Placebo, fatta di elettronica, e lo stile classico della band, quello fatto di schitarrate e riff suonati ad ottave. Acidi e diretti, si arriva al secondo brano, I Know You Want To Stop, cover dei Minxus, che nella versione originale vince a mani bassi contro la versione di Molko e soci. Anche in questo secondo episodio non dimenticano l’elettronica, ma questa volta non è portante ma solo d’appoggio. Il terzo brano, The Extra, rappresenta il messaggio più forte dei Placebo verso una nuova direzione: ritmo lento, cassa retta da un invadente delay, pianoforte e nessuna chitarra nello spettro sonoro, anche se le linee vocali rimangono sostanzialmente quelle “storiche”. I Know Where You Live potrebbe essere benissimo una b-side di “Meds”, in quanto ne condivide atmosfere, suoni e idee negli arrangiamenti. Potrebbe essere un potenziale singolo per dare ai fan un segnale di continuità e coerenza stilistica. Il disco si chiude con la lunghissima Time Is Money – lunga per gli standard placebiani, ovviamente – che in ben 7.12 minuti mostra un Brian Molko introspettivo e delicato. Anche in questo caso gli arrangiamenti segnano un punto nuovo per il trio londinese, che si sostiene su una linea di basso di Stefan Olsdal, tanto semplice quanto efficace, soprattutto dopo l’ingresso degli intrecci pianistici del frontman. Brano forse un po’ eccessivo nella sua durata che esaurisce le cose da dire ben prima della sua fine naturale. Un lavoro intermedio, non esaltante ma gradevole, quindi, che funge da apripista per il nuovo disco che dovrebbe vedere la luce nel 2013. Cosa aspettarci? Beh, ovviamente i soliti Placebo. Forse.

(2012, Mercury)

01 B3
02 I Know You Want To Stop
03 The Extra
04 I Know Where You Live
05 Time Is Money

A cura di Johnny Cantamessa