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Porridge Radio – Every Bad

Dana Margolin è una giovane donna dalle idee ben chiare: se si osserva il suo sguardo si capisce subito che l’ambizione e la strafottenza albergano fermamente in lei. Non a caso, in una recente intervista alla rivista britannica Loud And Quiet, interrogata sui suoi Porridge Radio ha dichiarato che occorre andare in giro pensando di essere la miglior band del mondo, anche se stai suonando un piccolo spettacolo in un piccolo pub. Ambiziosa, dunque, ma anche malinconica, come traspare dai suoi occhi e dai testi che scrive. Oltre a lei, i Porridge Radio – di casa a Brighton, continua fucina di idee musicali – si compongono di altri tre elementi a trazione femminile: Georgie Stott alle tastiere, Maddie Ryall al basso e Sam Yardly alla batteria.

Anche per Every Bad, secondo disco ma il primo pubblicato per la Secretly Canadian, i testi sono scritti dalla Margolin, mentre gli arrangiamenti, frutto di lavoro corale, si ispessiscono, assumono una maggior complessità, e anche una maggiore propensione alla melodia, rispetto all’approccio grezzo e lo-fi dell’esordio del 2016, “Rice, Pasta And Other Fillers”. La genesi di “Every Bad”, tuttavia, non ha vissuto facili momenti: basti pensare che questo disco a un certo punto non aveva più un produttore per l’allontanamento di Matthew Johnson degli Hookworms, dopo che era saltata fuori la brutta storia degli abusi sessuali. Nonostante ciò, i Porridge Radio hanno continuato per la loro strada dando alle stampe un disco che è un concentrato di alt rock, indie britannico più tradizionale e venature di post punk asfittico. Dei Big Thief più muscolari con Yeah Yeah Yeahs, Preoccupations e certi The Cure nel DNA.

Born Confused e Sweet hanno l’ingrato ruolo di fungere da apripista: la prima con un crescendo armonico che sfocia nella sovrapposizione tra i versi dell’outro ripetuti all’infinito (“Thank you for leaving me / Thank you for making me happy”) e il divertissement finale tra violini, chitarre e poderose randellate di batteria; la seconda ha un’attitudine punk che si scorge nelle schitarrate vigorose che ricamano le strofe cantate dalla Margolin in maniera quasi silente. Le tastiere e le chitarre di Long creano un bozzetto dreamy che risente di influenze pop (Lana Del Rey e dei Beach House meno onirici) ma che non disdegna accelerate chitarristiche di strokesiana memoria.

La doppietta Nephews / Pop Song mette a fuoco nuovamente la vena melodica del quartetto di Brighton, trasudante melodie crepuscolari con un bisogno impaziente di speranza (“Please make me feel safe”). Lilac è la sintesi dello stato di grazia dei Porridge Radio: un climax ascendente di suoni e temperature vocali che approdano a un’ispiratissima deflagrazione sonora finale. Le ultime cartucce sparate non disdegnano scelte altrettanto coraggiose: estrose uscite vocoderiane su un tappeto di suoni claustrofobici in (Something), che preparano il terreno per un ritorno a casa su evocative traiettorie musicali psych pop con Homecoming Song.

“Every Bad” è un sophomore ispirato, che risente pienamente dell’ambizione della Margolin e dei suoi sodali, da cui filtra urgenza e personalità. In questo primo scorcio di duemilaventi i Porridge Radio pubblicano un disco foriero di una certa narrazione testuale e sonora che si candida a restare e, in tempi di famelici ascolti usa e getta, è tutto oro che luccica. 

(2020, Secretly Canadian)

01 Born Confused
02 Sweet
03 Don’t Ask Me Twice
04 Long
05 Nephews
06 Pop Song
07 Give/Take
08 Lilac
09 Circling
10 (Something)
11 Homecoming Song

IN BREVE: 4/5

Nasco a S. Giorgio a Cremano (sì, come Troisi) nel 1989. Cresco e vivo da sempre a Napoli, nel suo centro storico denso di Storia e di storie. Prestato alla legge per professione, dedicato al calcio e alla musica per passione e ossessione.