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Primal Scream – Chaosmosis

chaosmosisInutile girarci intorno: per tantissime persone – e non solo per i quattro classici nostalgici del caso – l’ascolto di un nuovo disco a nome Primal Scream rimane un momento da vivere con estremo interesse e religiosa attenzione, vuoi per la loro carriera semileggendaria, vuoi perché in undici album in studio la band non ha mai compiuto un vero e proprio passo falso. Le aspettative stavolta erano davvero alte grazie a un convincente singolo di lancio (ne parleremo dopo) e a un artwork semplicemente meraviglioso.

Qualcosa però non funziona alla perfezione, ma da qui a dire che il giocattolo si è rotto ne passa. Chaosmosis inizia male, visto che l’opening track Trippin’ On Your Love – pur volendo seguire la tradizione dei brani ultra gioiosi iniziata nel 1990 con “Movin’ On Up” e proseguita quasi in ogni album – è parecchio debole, sicuramente inadatta come prima traccia dei Primal Scream anno 2016. Cosa accade nel resto del disco? I suoni, gli arrangiamenti, le idee stilistiche sono sempre straordinarie ma il songwriting lo è meno, visto che sembra di essere al cospetto di un buon EP infarcito di b-side.

Le melodie che colpiscono ci sono sempre, ma in minor numero rispetto alla media (altissima, a dire il vero) alla quale gli scozzesi hanno abituato durante questi decenni. Sia chiaro, non parliamo di brani esattamente brutti: per rendere l’idea, le velleità eurodance di (Feeling Like A) Demon Again e le atmosfere chillout presenti in I Can Change rappresentano episodi carini ma niente di più. Stesso discorso per la zeppeliniana Private Wars e la commerciale 100% Or Nothing, che non lasciano di certo un segno indelebile. Il primo, grande momento dell’album è dato proprio dal singolo Where The Light Gets In, in cui Gillespie è aiutato dalla bella Sky Ferreira (che ai tempi di “Screamadelica” non era ancora nata): brano radiofonico, criticato dai fan più puristi ma semplicemente irresistibile.

Da qui in poi va decisamente meglio: a parte la caotica When The Blackout Meets The Fallout (che ricorda goffamente l’ottima “Miss Lucifer” del 2002), arrivano tre canzoni davvero degne di nota: il pop delicatissimo, inusuale e parecchio piacevole di Carnival Of Fools, la conclusiva Autumn In Paradise (catartica nell’aspetto, perfetta da ascoltare all’alba dopo una notte balorda) e soprattutto Golden Rope, dove ritroviamo non solo quel raffinatissimo rock elettronico marchio di fabbrica di Gillespie e soci, ma finalmente una linea melodica da 10 e lode, di quelle che il buon Bobbie non fa mai mancare da 30 anni a  questa parte.

Abituati troppo bene in passato? Un mezzo passo falso? Possibile, ma i Primal Scream continuano brillantemente la loro carriera: Gillespie è miracolosamente sopravvissuto agli ormai lontani anni bui dell’eroina (va ricordata la triste dipartita di Robert Young, meno di due anni fa), ma il suo viso a 54 anni suonati è sempre quello di un ragazzino (viene da pensare a un patto con qualche forza occulta…) e la sua ispirazione – al netto di qualche fisiologico calo – è praticamente intatta, per non parlare dei live sempre incendiari. Difficile chiedere di più: che si sia fan o meno, non si può che rimanere affascinati da questa band, mai banale anche negli episodi meno riusciti.

(2016, Ignition / First International)

01 Trippin’ On Your Love
02 (Feeling Like A) Demon Again
03 I Can Change
04 100% Or Nothing
05 Private Wars
06 Where The Light Gets In
07 When The Blackout Meets The Fallout
08 Carnival Of Fools
09 Golden Rope
10 Autumn In Paradise

IN BREVE: 3/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.