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Shining – One One One

Sono passati ben 3 anni dall’uscita di ‘Blackjazz’ – e sembrano meno –, eppure dopo 3 anni qualche canzone di quell’album gira ancora nelle nostre teste. One One One è per gli Shining il seguito perfetto, riprende esattamente da dove i nostri avevano lasciato, perché hanno smussato i punti deboli, estremi, e messo in risalto le sfumature brillanti. “Blackjazz” era troppo black e troppo jazz, e ciò risultava sicuramente indigesto a chi non apprezza l’uno o l’altro genere. “One One One” invece è un perfetto mix di jazz, industrial, rock’n’roll, avant-garde, progressive, fusion, che rende l’opera accattivante e orecchiabile. Lo stesso Jorgen Munkeby ha dichiarato che, tra gli album finora prodotti, questo è indubbiamente il più immediato.

L’album parte con I Won’t Forget e sembra che Lemmy dei Motorhead abbia deciso di suonare stoner in compagnia dei Solefald lasciando la produzione a Trent Reznor e ad Aphex Twin. The One Inside insiste con lo scardinarci, perseverando con le ispirazioni industrial. La struttura del brano è martellante, nonostante i differenti movimenti interni – l’unica parte strettamente melodica è consegnata al sax, ed è tutto dire. Se dovessimo creare un parallelismo diremmo che My Dying Drive sta a “Blackjazz” così come “Falling Away From Me” sta a “Follow The Leader”. Possiamo toccare con mano il filo che chiude la trilogia: stessa pazzia, stessi riff malati, stessa camicia di forza e muri di gomma: i Dillinger Escape Plan hanno catturato i Korn.

Ma non rilassatevi troppo, è solo il preludio per Off The Hook. La voce di Jorg si fa malata, sofferente, eppure affascinante. Proprio come ti affascina un assassino quando ti attira fra le sue grinfie, possiamo definire Jorg il Mike Patton nei Fantomas degli affetti dal disturbo ossessivo compulsivo. Blackjazz Rebels è costruita su riff taglienti come lame giapponesi e di nuovo si presenta un Lemmy che lascia il mixaggio agli Skinny Puppy. Lasciatevi molestare, del resto avete bussato voi alla sua porta. How Your Story Ends parte con il sassofono di Munkeby e ci appare a primo acchito molto rinfrescante, complice il fatto di trovarsi subito dopo “Off The Hook” e “Blackjazz Rebels”, ma questa sensazione dura poco. Il sax diventa ossessivo e tutta la struttura sembra sia stata costruita dai nostri in preda alla possessione dagli spiriti degli Ulver e dei Meshuggah.

The Hurting Game ci riporta ai sapori puramente industrial, veloci e al sapore di speed. Walk Away mantiene questo ritmo spinto ad elevata velocità ma probabilmente manca di qualche inserto jazz. Stiamo ancora cercando di scappare dal serial killer però sappiamo che non c’è via di fuga. Paint The Sky Black è un complesso inno al metal industrial crossover ed essendo la chiusura del disco ci dà la sensazione di un risveglio di soprassalto durante un sogno in cui si cade dall’alto. E’ un sogno rock’n’roll dove vedete i King Crimson che vi guardano e dicono “cazzo, sì”.

(2013, Prosthetic)

01 I Won’t Forget
02 The One Inside
03 My Dying Drive
04 Off The Hook
05 Blackjazz Rebels
06 How Your Story Ends
07 The Hurting Game
08 Walk Away
09 Paint The Sky Black