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Sioux Falls – Rot Forever

rotforeverDal Montana l’inno raggiante di un’eterna gioventù elettrificata, quella goliardica reputazione rock che Ben Scott, Isaac Eiger e Fred Nixon tengono ben stretta tra sogni, suoni lucidi e buoni che in circa settanta minuti attraggono come calamita qualsiasi udito.

Con Rot Forever, esordio dei Sioux Falls, siamo nel giro dei Novanta bombastici, tutti da saltare a tempo a piè pari e pogare mollemente come boe marine; sì siamo in quell’America parallela alla memoria seattleiana, la parte (si fa per dire) più tranquilla riportata in fasto da questo trio emozionale/distorto, quindici tracce per una bulimia di suoni, riff, ballate e – appunto – inni di vita che si prestano per rimanere in circolo anche ore dopo che il disco zittisce.

Post grunge, power pop, chitarre ritmate, melodie corali, falò, birra Duff a litri e sogni in cinemascope sono le chiavi di lettura di un disco ottimo davvero, nulla da schivare, tutto da sbranare col volume alle stelle, una foga che ricorda Silverchair e Shins d’antan nella foga di Dom, Past Tens e Try, ma anche un bel folk in Practice Space, la ballatona Crushed, la sbornia notturna di If You Let It e The Winner, in pratica un album dalla spiccata personalità selvaggia doc.

(2016, Broken World Media)

01 3fast
02 Dom
03 Chain Of Lakes
04 Past Tense
05 Try
06 In Case It Gets Lost
07 Practice Space
08 Dinosaur Dying
09 Copy/Paste
10 San Francisco Earthquake
11 Crushed
12 Soaked In Sleep
13 McConoughey
14 Your Name’s Not Ned
15 If You Let It
16 The Winner

IN BREVE: 4/5

Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.