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Snow Palms – Origin And Echo

Esiste un collegamento tra le parabole che sfidano la gravità del volo spaziale, i modelli di migrazione umana e i sentimenti di déjà vu risvegliati da viaggi nostalgici? Rischiare, lasciare tutto, intraprendere un viaggio verso l’ignoto per migliorare la qualità della vita. A questo, e molto altro, sono ispirate le undici tracce di Origin And Echo, secondo album degli Snow Palms.

A dire il vero, l’album potrebbe ispirarsi a qualsiasi cosa venga in mente adottando la tecnica del rimbalzo o il call and response del primo blues: “Origin And Echo”, un principio, da una parte, e le sue ripercussioni e conseguenze, dall’altra. Era il 2009 quando David Sheppard, fondatore e mente pensante del progetto musicale, mandava in stampa la sua biografia su Brian Eno.  Bastava questo per capire la predilezione di Sheppard, già da tempo firma di Mojo, per le atmosfere minimali e la musica ambient. Tutto il background dell’artista inglese, in verità, lo testimonia: i suoi precedenti lavori con gli State River Widening, Ellis Island Sound, The Wisdom Of Harry e Phelan-Sheppard. “Intervals” (2012), primo lavoro in studio degli Snow Palms, aveva il sapore dell’inverno, l’impalpabilità della neve e un’atmosfera glaciale. “Origin And Echo”, invece, segna una rotta, come se ci si trovasse a viaggiare dentro la Discovery One kubrickiana avvolti da una sensazione di constante galleggiamento.

Un tale effetto è reso possibile anche grazie alla passione smodata degli Snow Palms per gli strumenti a percussione: non v’è traccia di “Origin And Echo” in cui non compaiano xilofoni, marimbe e molteplici varietà di metallofoni. Vostok (nome della prima navicella spaziale russa lanciata sulla luna), con un intreccio di armonie languide, osserva il sole sorgere a Est, sopra la curva della Terra, attraverso gli occhi di Yuri Gargarin, primo essere umano mandato in orbita nello spazio.Le undici tracce del disco sono pensate, scritte ed eseguite secondo il principio della non coincidenza tra la partenza e il traguardo.

Le tessiture elettroniche di Rite, primo singolo estratto, ed Everything That Happened percorrono paesaggi spettrali costruiti quasi con il solo utilizzo di sintetizzatori. Solo Cricling si distacca dal filo conduttore dell’intero album: metallofoni, synth, cupola drum, attraversano diversi stadi di evoluzione in cui ritmo e armonie s’intrecciano, appaiono, scompaiono per riapparire nuovamente sotto nuove vesti, alcune volte dinamiche altre statiche, arrestandosi in un luogo molto vicino a quello da cui è partita.

Come fosse un esercizio di composizione, David Sheppard, Christopher Leary ed Emma Winston (synth, Omnichord), Lauri Wuolio (cupola drum), Angèle David-Guillou (tastiere), si divertono a mischiare gli elementi più distinti per creare un pattern elettronico a ripetizione piuttosto semplice, che continua a crescere per tornare al punto di partenza. Nell’epoca della confusione sonora, è raro ascoltare un album come “Origin And Echo”, in cui gli strumenti a martello creano armonie sognanti e intergalattiche, facendo rimanere immobili quasi a rendere reale la mancanza di gravità.

(2017, Village Green)

01 Origin And Echo
02 Rite
03 White Shadows
04 You Are Here
05 Circling
06 Echo Return
07 Vostock
08 Enclave
09 Everything That Happened
10 Black Snow
11 Illuminations

INBREVE: 3,5/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.