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STRFKR – Being No One, Going Nowhere

beingnoonegoingnowhereAttivi dal 2007, gli STRFKR nel corso dell’ultimo decennio hanno dimostrato la loro validità grazie a tre album pieni di ottimo synthpop, di cui uno (“Reptilians” del 2011) impreziosito da una canzone capolavoro come “Julius” (recuperatela, vi conviene). Ascoltando il loro quarto disco si intuisce rapidamente come la band sia ancora nel pieno della parabola ascendente: tanto per esser chiari, Being No One, Going Nowhere è davvero un grande disco.

Gli STRFKR sono dell’Oregon, ma ricordano a tratti gruppi come Phoenix o Air. Si deve però spogliare questo tipo di musica della patina glitterata del french touch e immergerla in un secchio d’acido per capire al meglio quello che l’album tiene in serbo per l’ascoltatore. Cominciamo dalla fine: sia la title track che Maps sono due tracce clamorose, accomunate da riff così disperati che inquietano ma affascinano al tempo stesso.

Tra queste due gemme si trovano due episodi molto più commerciali (When I’m With You e Dark Days) che si fanno apprezzare, così come il buon intermezzo musicale Interspace. Risalendo la tracklist del disco, non si può non rimanere affascinati da un altro momento straordinario dell’album: Open Your Eyes colpisce al cuore, stavolta per la sua leggerezza e per le linee melodiche estremamente convincenti.

Anche l’inizio di “Being No One, Going Nowhere” va bene, e con alcuni brani parecchio orecchiabili (Tape Machine, Satellite, Never Ever) ben si miscela agli episodi più incisivi già citati poco sopra. Il risultato complessivo è dunque estremamente positivo, da sentire e risentire: per chi scrive, il miglior disco di pop elettronico dell’anno.

(2016, Polyvinyl)

01 Tape Machine
02 Satellite
03 Never Ever
04 Something Ain’t Right
05 Open Your Eyes
06 Interspace
07 In The End
08 Maps
09 When I’m With You
10 Dark Days
11 Being No One, Going Nowhere

IN BREVE: 4/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.