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The Delines – The Imperial

Alla fine l’esperienza Richmond Fontaine si è chiusa. C’è stato un ultimo sensibile sussulto, un’ultima emozione regalataci con la pubblicazione l’anno scorso dello strumentale “Don’t Skip Out On Me”, concepito e suonato come colonna sonora dell’ultima opera letteraria di Willy Vlautin, un romanzo dedicato al mondo del pugilato, una storia americana che s’inserisce alla perfezione nella narrativa americana secondo quella che oggi è una delle espressioni culturali più rilevanti nel mondo occidentale.

Penso di conseguenza che l’esperienza dei Richmond Fontaine sia stata veramente importante negli ultimi anni e che la loro fine lasci un grande vuoto, che però lo stesso Vlautin si propone di colmare con il progetto The Delines, già avviato con buon successo nel 2014 con “Colfax” e adesso alla ricerca di conferme con il secondo LP The Imperial, pubblicato sulla solita El Cortez, con la riproposizione della stessa formula che vede oltre che l’ex frontman dei Richmond Fontaine la voce fortissima di Amy Boone, grandissima interprete neo soul reduce da un bruttissimo incidente (fu investita da un’automobile nel Marzo 2016, cosa che ha costretto il gruppo a un periodo di pausa prolungato).

Le cose però sono andate come dovevano, Amy Boone si è ripresa il suo ruolo al centro del gruppo, che poi sarebbe un vero e proprio “combo” con Jerry Conlee (The Decemberists) alle tastiere, Sean Oldham alle percussioni, Willy alle chitarre, Tucker Jackson (Minus 5) alla pedal steel guitar, Freddy Trujillo al basso. Confermato anche Johm Morgan Askew nel ruolo di producer, va segnalata la presenza di Cory Gray, già collaboratore di Vlautin con i Richmond Fontaine, nella doppia veste di arrangiatore e suonatore di tromba, presenza – quella dei fiati – che è sicuramente costante nell’accompagnare il groove e i toni soul americana dei pezzi dell’album.

I temi al centro della narrazione sono del resto quelli tipici della periferia americana, quelli che hanno esaltato il sound e la lirica dei Richmond Fontaine e fatto di Willy Vlautin uno dei più grandi scrittori di canzoni americane degli ultimi vent’anni. Non a caso cogliamo dei riferimenti anche alla scrittura e al sound di Bill Callahan, altro grande scrittore di canzoni e artista che si è rinnovato e ha innovato in maniera fondamentale la musica e la scrittura nel genere.

Pezzi come Cheer Up Charlie, The Imperial, Eddie & Polly esaltano la scrittura dell’autore, ma è la voce di Amy a spiccare su tutto in dimensioni che vanno dal neo soul al funky e al sound americana con l’uso di un vistoso e netto suono del basso, temi di piano eleganti e atmosfere lounge, trionfo di fiati, ritornelli sempre azzeccati e sfumature blues accentuate dall’uso della lap steel.

Qui niente è vistoso, volgare, superficiale, ma ogni cosa è raffinata e rilevante, dalla scrittura alle musiche, dagli arrangiamenti all’interpretazione. Forse è proprio questo l’unico limite di questo disco: cioè che non vi possiamo trovare difetti, perché è tutto perfettamente regolare e funziona tutto bene. Poi non ha le stimmate del capolavoro, ma questo giro qui non ha mai puntato a veri e propri exploit, quanto piuttosto a portare avanti un lavoro artistico coerente e di livello nel tempo, e qui ce lo conferma.

(2019, El Cortez)

01 Cheer Up Charley
02 The Imperial
03 Where Are You Sonny?
04 Let’s Be Us Again
05 Roll Back My Life
06 Eddie & Polly
07 Holly The Hustle
08 That Old Haunted Place
09 He Don’t Burn For Me
10 Waiting On The Blue

IN BREVE: 3/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.