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The Hotelier – Goodness

goodnessGli Hotelier rappresentano, più dei fratelli in armi The World Is A Beautiful Place & I’m No Longer Afraid To Die, la punta di diamante della nuova generazione emo. Venuta praticamente alla luce col capolavoro “Home, Like Noplace Is There” nel 2014, la band del Massachusetts fa ancora sfoggio di vento in poppa nel suo luminoso, precisissimo tragitto a due anni di distanza.

Goodness è un disco bellissimo, che esce – giustamente – col sole dell’estate al primo soffio. A differenza del predecessore – album certamente nero nell’affronto a viso aperto del lutto, della depressione, della rabbia – questa seconda creatura dalla scomparsa degli Hotel Year manifesta un sapore più dolce, unito a trame squisitamente pop punk nella loro più scintillante veste. Non è semplice resistere alla tentazione di premere replay già alla title track, vera traccia d’apertura dell’opera. Brano al limite della perfezione del genere che incornicia, col commiato strappalacrime End Of Reel, otto canzoni senza alcun punto debole di sorta.

Si naviga a vista dal contenuto impeto power di Piano Player alla meravigliosa ballad Open Mail For My Grandmother, passando per il portentoso dittico Two Deliverances/Settle The Scar, clamorosa dimostrazione del songwriting senza rivali di Christian Holden: ”You said you see life in exploding color / like the flash of stars / or New England autumn / I should’ve asked if you could stay / I should’ve found a way around it / because now all I see is grey / all trapped in memories that surround it”.

Col singalong di Soft Animal si apre la terza – e ultima – parte dell’LP, forse quella leggermente più sottotono, che si fregia tuttavia della già menzionata End Of Reel: un pezzo nato per essere un classico, col suo refrain abbagliante e assoluto che sale in cattedra con un’esplosione elettrica indimenticabile: ”In the night will you rest your head into my hands / will you disrupt this pattern from starting again? / If I ask you for Nothing will Nothing there stand? / I don’t know what I want what I want’s where I’ve been”. Non è certo prematuro affermare che l’ancor breve carriera degli Hotelier da Worcester è già entrata di diritto nella storia, se non altro, di quel glorioso e mistificato sottogenere ch’è l’emo/emocore. Orfani di veri padri da ormai tante, lunghissime primavere, con “Goodness” ne salutiamo definitivamente i nuovi legittimi paladini.

(2016, Tiny Engines)

01 N 43° 59′ 38.927″ W 71° 23′ 45.27″
02 Goodness Pt. 2
03 Piano Player
04 N 43° 33′ 55.676″ W 72° 45′ 11.914″
05 Two Deliverances
06 Settle The Scar
07 Opening Mail For My Grandmother
08 N 42° 6′ 3.001″ W 71° 55′ 3.295″
09 Soft Animal
10 Sun
11 You In This Light
12 Fear Of Good
13 End Of Reel

IN BREVE: 4/5