Home RECENSIONI Tim Hecker – An Imaginary Country

Tim Hecker – An Imaginary Country

La nazione immaginaria che Tim Hecker si fa carico descrivere non sta certo su questa terra, bensì abita un’altra dimensione che va oltre i cinque sensi percettivi. Abbattute le leggi gravitazionali, gli elementi terrestri e quelli acquatici si distaccano dai loro luoghi di origine per levitare fino a scontrarsi, compenetrarsi in un punto indistinto dello spazio, generando così un nuovo paesaggio privo di soluzioni di continuità. Si giunge così all’osservazione di un affresco sonoro dai tratti neo-impressionisti: fondamentale importanza rivestono nell’opera di Hecker la cura dei timbri tonali, il flusso di atmosfere e melodie dai contorni spiccatamente sfumati, sguardi su panorami che prendono forma solo ad un’attenta osservazione a distanza. Fuori dai dettami che portano alla struttura convenzionale della canzone, An Imaginary Country è un magma strumentale che fa della sua apparente immaterialità il suo sommo principio. Del resto come avviene per ogni opera che viene generata dal sempre affascinante mondo dell’ambient. Questi dodici nuovi capitoli stanno sullo stesso asse creativo che informava “Harmony In Ultraviolet”, meraviglioso tomo di drone-ambient visionaria risalente al 2006 e di conseguenza la componente psichedelica è un elemento imprescindibile di bordoni che si sovrappongono e intersecano in diversi livelli, invigorendosi o scemando proprio come venti o maree. A ciò si aggiunge una capacità descrittiva che non ha bisogno di parole per porsi in essere: sono fortemente evocativi gli inabissamenti ipnotici di Borderlands, le rarefazioni climatiche tipiche dei migliori Boards Of Canada in The Inner Shore, la frammentazione dei pensieri in Utropics, la solennità di Paragon Point, gli argentei luccichii di Sea Of Pulses. Un tragitto che spazia su diversi fronti umorali, dove si irradiano fasci di luce come laser e non si tocca mai terra, nonostante sia radicalmente evidente la connessione col pianeta. Dodici strepitosi movimenti di una sinfonia avvolgente, che non conosce fratture e che, a dispetto di una natura tanto cerebrale, è viva, pulsante e invita a più ascolti in tutta la sua pienezza. Per comprenderlo nella sua sublime essenza.

(2009, Kranky)

01 100 Years Ago
02 Sea Of Pulses
03 The Inner Shore
04 Pond Life
05 Borderlands
06 A Stop At The Cord Cascades
07 Utropics
08 Paragon Point
09 Her Black Horizon
10 Currents Of Electrocstasy
11 Where Shadows Make Shadows
12 200 Years Ago

A cura di Marco Giarratana