Home RECENSIONI Toy – Join The Dots

Toy – Join The Dots

jointhedotsHanno bruciato le tappe gli inglesi Toy, continuando a battere senza sosta il ferro per mantenerlo sempre caldo. L’omonimo esordio appena l’anno scorso, poi un’inesauribile sequenza di date conclusa col tour a supporto dei Placebo, giusto per provare ad uscire dalla propria nicchia di pubblico. Nel mezzo, tutti al lavoro su Join The Dots, secondo album della band che esce ad un anno dal predecessore. Tutto in fretta, senza pause per mettere con calma le cose nero su bianco. E si sente.

Perché se il primo album di Tom Dougall e soci era stato considerato – a giusto titolo – uno dei migliori debutti del 2012, con la stessa franchezza bisogna ammettere che il sophomore dei cinque non graffia allo stesso modo. Molte meno chitarre, una verve shoegaze più che dimezzata, derive incontrollate in territori difficili da affrontare senza il necessario ammaestramento regalato dal tempo. Già, il tempo.

I sette minuti della strumentale Conductor (scelta coraggiosa) danno il via ad un album che si fa inghiottire minuto dopo minuto da un buco nero, con una parte centrale – quella che dovrebbe sferrare le mazzate decisive – piuttosto deludente. Si prenda To A Death Unknown che, nonostante le buone intenzioni iniziali, non si apre mai. Pensare che si tratti di materiale residuo riciclato per l’occasione non dev’essere un’idea così lontana dalla realtà. Stessa cosa per It’s Been So Long e Too Far Gone To Know. Ma anche per Left To Wander che, seppur filtrata da un apprezzabile andamento dreamy, è come i brani che la precedono un bel passaggio a vuoto.

Qualche spunto interessante i Toy riescono comunque a portarlo a casa: You Won’t Be The Same è Jesus And Mary Chain fino al midollo, così come la sbarazzina Endlessy, l’episodio più luminoso del disco, che per questo motivo attira maggiormente l’attenzione. Poi As We Turn con la sua ritmica e il suo incedere un po’ psichedelico che fanno il verso (in positivo) ai Tame Impala, oppure la partenza kraut della title track che sfocia poi nello shoegaze dell’album omonimo. Infine Frozen Atmosphere, sicuramente il brano più catchy di “Join The Dots”, grazie anche a un refrain che si stampa in testa senza troppe difficoltà.

A chiusura troviamo Fall Out Of Love, quasi dieci minuti di durata (così come la “Kopter” in coda all’esordio) per il brano più lungo della tracklist: un po’ l’indice del disco, sarebbe bastato piazzarla all’inizio anziché alla fine per rendere superfluo l’ascolto delle rimanenti tracce, il perfetto sunto delle caratteristiche mostrate dai Toy in questo “Join The Dots”. L’ennesima prova di come una band debba sfruttarlo bene il “tempo”, cosa che questa volta non è riuscita al 100% ai Toy.

(2013, Heavenly)

01 Conductor
02 You Won’t Be The Same
03 As We Turn
04 Join The Dots
05 To A Death Unknown
06 Endlessly
07 It’s Been So Long
08 Left To Wander
09 Too Far Gone To Know
10 Frozen Atmosphere
11 Fall Out Of Love