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Trentemøller – Obverse

Stratificazione sonora è cacofonia, musica densa, compatta, faticosa da seguire e digerire. Ci sono artisti che grazie alla sovrapposizione tra strumenti tradizionali e mezzi digitali sono riusciti a tenersi alla larga dalle classificazioni e dalle aspettative altrui, pensate ai Talkin Heads, ai Massive Attack, ai Soft Moon o agli Animal Collective, l’elenco potrebbe essere infinito.

Che si trattasse di techno, deep house o minimal, Anders Trentemøller ha sempre elegantemente declinato gli abiti griffati a led. E ha fatto bene: i generi sono un inganno utile a percepire meno la paura verso tutto ciò che può confondere. “L’ispirazione si rivela in una varietà di forme e, in breve tempo, una semplice progressione di accordi si contorce in qualcosa di completamente nuovo”, si legge nel comunicato stampa del sesto lavoro in studio dell’artista danese. Obverse si muove dentro un cratere di incandescente magma strumentale; trasposto in chiave copernicana, fa sì che siano i testi, anche se pochi, a ruotare intorno a suoni e distorsioni.

Sono solo cinque le tracce che contengono parti vocali: Cold Comfort, In The Garden, Blue September, One Last Kiss To Remember, Try A Little. Trentemøller ha sempre posto l’accento sui contrasti, nelle sue produzioni, nei suoi mix, nei suoi album. E proprio in questo campo minato da chiaroscuri che l’artista danese riesce a trovare il perfetto equilibrio, in una progressione di accordi, in uno scontro diretto tra digitale e analogico, tra sterile e organico, tra oscurità e luce.

Il titolo, “Obverse”, contiene tutto questo: i contrasti, il modo di vedere due lati della stessa cosa e cercare di trovarne la controparte diretta. Ci sono dicotomie sfaccettate come quelle di Cold Comfort, con la coppia Rachel Goswell/Steve Clark, a cui sono delegate le mansioni fisiche e digitali delle parti vocali, o contrasti saturi come quelli che deformano Church Of Trees, fino a creare modulazioni grottesche.

La decisione di non portare “Obverse” in tour ha dato a Trentemøller un’enorme libertà creativa, togliendo qualsiasi limite alla complementarietà nel processo di sovrapposizione tra strumenti tradizionali e digitali: Foggy Figures, Trnt e One Last Kiss To Remember avrebbero bisogno in media di trenta turnisti tra chitarre, bassi e batteria affinché la resa live possa essere ottimale. “Obverse” è un blackout, si infuria ed è violento. Sono rari i momenti in cui l’artista danese concede un attimo di respiro, anzi probabilmente solo uno, Try A Little, un pop leggermente psichedelico, illuminato dalla presenza di Jennylee delle Warpaint.

Anche l’artwork dell’artista losangelino Jesse Draxler è un elogio alla complementarietà: bianco e nero, quiete e dinamismo, un’opera intera e i singoli particolari che la compongono. Con quest’album Anders Trentemøller è non catalogabile, oggi ancora di più rispetto ai suoi lavori precedenti. Uno di quei rari casi in cui a un “non classificato” corrisponde un ottimo voto.

(2019, In My Room)

01 Cold Comfort (feat. Rachel Goswell)
02 Church Of Trees
03 In The Garden (feat. Lina Tullgren)
04 Foggy Figures
05 Blue September (feat. Lisbet Fritze)
06 Trnt
07 One Last Kiss To Remember (feat. Lisbet Fritze)
08 Sleeper
09 Try a Little (feat. Jennylee)
10 Giants

IN BREVE: 3,5/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.