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Ulan Bator – Soleils

Il massacro non ha ucciso gli Ulan Bator. Al contrario li ha resi immuni alla morte, all’abbandono eccellente di Olivier Manchion, alle sortite di Amaury Cambuzat in territorio Faust (una sorta di stargate artistica), alla disintegrazione del mercato discografico. Immaginiamoceli allora cosi, i francesi: come un corpo colpito a morte che continua a camminare quasi le ferite non possano abbatterlo. Il merito, naturalmente, è di Amaury, uno dei musicisti piĂą dotati in Europa. E’ lui gli Ulan Bator. S’alzano, cadono, risorgono, scompaiono, stupiscono solo grazie ai suoi umori, alle sue morti e resurrezioni, alla maniera in cui combatte per suonare la musica proprio come la vuole lui e non come la sosterrebbero radio, tv musicali e classifiche. E se c’è una cosa su tutte che ha imparato nella sua esperienza con Jean-Hervè Peron e Zappi Diermaier (al loro fianco ha pubblicato “Disconnected” e il recente “C’est Com… Com… Compliqué”) è che la musica è un moto interiore che non va psicanalizzato, ma lasciato strisciare nelle vene. L’ep Soleils è un lavoro sanguigno. Ha la dolcezza e il dolore. Ha le chitarre violente e il languore. E’ sole ed eclissi (come da cover). E i titoli non sono mai stati dei puri accidenti per gli Ulan Bator: i cinque pezzi in tracklist Ephemere, Airplane, Soleil, Univers, Tabou racchiudono in sĂ© voli, cieli, universi, segreti e quella confusione esistenziale che è contenuta nella musica di Amaury. “Confusione”, in francese “Tohu-bohu”, non a caso sarĂ  il titolo del full length che uscirĂ  il prossimo novembre. In attesa di quel disco, che giunge a quattro anni dal complicato “Rodeo Massacre”, “Soleils” è un antipasto gustosissimo. Il rock agrodolce degli Ulan Bator trova dei picchi assoluti. E’ dai tempi di “Ego:Echo” che non si sentivano canzoni così perfette. C’è piĂą canto e meno psichedelia. PiĂą sole e meno follia, ma un’identica cura per il suono, per lo strofinio tra strumenti, per il passaggio tra silenzio ed elettricitĂ . Gemma.

Nota: Ad aggiungersi alla band per il nuovo corso degli Ulan Bator, sono arrivati James Johnston (Nick Cave, Lydia Lunch), Rosie Westbrook, e l’entusiasmo di una nuovissima etichetta, la Acid Cobra Records di Londra.

(2009, Acid Cobra)

01 Ephemere
02 Airplane
03 Soleil
04 Univers
05 Tabou

A cura di Riccardo Marra