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Violent Femmes – Hotel Last Resort

Si potrebbe mettere in dubbio dopo oltre trentacinque anni dal loro debutto, che i Violent Femmes fatichino a consolidare e, addirittura mantenere, il loro posto nella sfera punk rock alternativa, soprattutto di fronte all’ascesa di gruppi emergenti come IDLES e Fontaines D.C. che esprimono egregiamente la rabbia della gioventù di oggi. Il loro suono è passato da un disco all’altro, ma il punk folk acuto e cinico che li ha messi sulla mappa nei primi anni ’80 è rimasto sempre al centro dei loro lavori.

Il decimo album in studio Hotel Last Resort continua con aspetti del loro suono distintivo espandendosi sottilmente. Le melodie semplici e appuntite della band, gli arrangiamenti punk acustici ridotti al minimo e la voce penetrante e spesso tormentata di Gordon Gano ci regalano ancora canzoni come Not OK e This Free Ride. Curiosa la scelta di presentare una nuova interpretazione di I’m Nothing del 1994, non è chiaro se sia più una celebrazione dei tempi che furono o un disperato aggrapparsi a un ricordo che sicuramente è invecchiato con loro.

Mettendo da parte queste osservazioni, possiamo comunque apprezzare “Hotel Last Resort” come una raffinata raccolta di musica, che vede le tredici tracce adattarsi più o meno ovunque alla massiccia discografia del gruppo, adattandosi al loro stile unico e spesso angosciato. La band si diletta sperimentando nel brano a cappella Sleepin’ At The Meetin’ unendo punk e gospel in un perfetto esempio di come il gruppo possa ridurre il proprio suono solo a voce e handclap, non tralasciando però quel tocco di romanticismo presente nella ballata sentimentale di Paris To Sleep o Everlasting You, dove Gano si trasforma in un sentimentale in completo di chitarra vibrante, una delle poche canzoni d’amore non sarcastiche.

Curiosa la scelta interpretativa di God Bless America ​per chiudere l’album, nonostante appaia davvero alquanto strana racchiude in sé un potere acoustic metal inaspettato. La traccia ha anche la melodia più lunga del disco con più di quattro minuti e mezzo e vaga per la maggior parte del tempo tra il basso di Ritchie e la voce stridula di Gano circondati da sassofono, un contrabbasso in sottofondo che vibra, per poi terminare in una jam strumentale di più di due minuti, il tutto lasciando l’ascoltatore con un’inspiegabile sensazione di fastidio e interdizione.

Nel complesso “Hotel Last Resort” segue la formula che i Violent Femmes hanno perfezionato sin dal loro inizio. La band di Milwaukee continua a fare ciò che meglio le riesce, somministra abilmente capsule punk folk a rilascio rapido mescolandole a un cocktail di minimalismo punk. Decidete voi se, dopo un attento ascolto, valga o no la pena di prendere una stanza all’Hotel Last Resort. Pensateci, in fondo le vacanze sono vicine.

(2019, PIAS)

01 Another Chorus
02 I Get What I Want
03 I’m Nothing (feat. Stefan Janoski)
04 Adam Was A Man
05 Not OK
06 Hotel Last Resort (feat. Tom Verlaine)
07 Everlasting You
08 It’s All Or Nothing
09 I’m Not Gonna Cry
10 This Free Ride
11 Paris To Sleep
12 Sleepin’ At The Meetin’
13 God Bless America

IN BREVE: 3,5/5

Nasce a Roma e vive a Milano con il suo alter ego Hitomi (che però non la sopporta). Musicaholic senza rimedio, crede fermamente che "vivere nell'ignoranza è quasi come vivere nella felicità".